Associazione per delinquere finalizzata alla frode nel commercio, falso, contraffazione dei marchi e truffa ai danni dell’Unione europea. Sono questi i reati ipotizzati dalla procura di Pordenone a danno di trenta allevatori di suini destinati alla produzione di prosciutto di Parma e San Daniele Dop. Non sono noti i nomi degli allevamenti coinvolti perché c’è il massimo riservo su un’operazione ancora in corso in diverse regioni italiane.
L’operazione
Sono una cinquantina gli allevamenti controllati ieri fra le province di Pordenone, Udine, Gorizia, Milano, Padova, Brescia, Verona, Treviso e Vicenza. Obiettivo dell’operazione è la tutela dei prodotti di denominazione dop come il prosciutto di Parma e il prosciutto di San Daniele. In prevalenza le verifiche hanno interessato allevamenti di suini. Ma i carabinieri del Nucleo antisofisticazione di Udine hanno visitato anche altre fasi della filiera dai salumifici, ai macelli, fino agli stabilimenti che producono mangimi. Secondo gli inquirenti, alcuni allevamenti avrebbero utilizzato suini non ammessi dal disciplinare di produzione, ovvero senza le caratteristiche di qualità e tipicità richieste per produrre prosciutti che si possano fregiare della Denominazione di origine protetta (Dop). Per verificare il sospetto, i carabinieri hanno prelevato il sangue sui capi suini custoditi negli allevamenti al fine di verificare la loro provenienza: tra qualche giorno i risultati delle analisi scioglieranno ogni dubbi. E l’auspicio è che vengano anche resi noti i nomi di questi allevamenti in modo che quelli che rispettano il disciplinare non siano inutilmente danneggiati.
La presa di posizione del Consorzio
“Siamo parte lesa in questa situazione che danneggia enormemente il lavoro di tutto il comparto. Allo stesso tempo siamo orgogliosi che il sistema di controllo che regola la qualità delle Dop funzioni, anche grazie alle attività incrociate tra i nostri ispettori e quelle delle forze dell’ordine” ha commentato Vittorio Capanna, presidente del Consorzio del Prosciutto di Parma.
Il Consorzio ribadisce, inoltre, che le aziende accusate di associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio aggravata hanno agito a totale insaputa dei produttori di Prosciutto di Parma. “E’ bene inoltre – conclude Capanna – ricordare che, grazie alla tracciabilità della filiera tutelata, nessuna coscia dei maiali provenienti da tali aziende potrà diventare un prosciutto DOP e i pezzi eventualmente in stagionatura saranno facilmente identificati e distolti dal circuito”.