latte vaccino al posto di quello di bufala, nessuna pastorizzazione, e soda caustica usata per mascherare il prodotto di mucche con la tubercolosi. Queste le accuse pesantissime mosse ad alcuni produttori di Mozzarella di bufala Dop dalla procura di Santa Maria Capua Vetere, che ha coordinato l’inchiesta Aristeo finita con alcuni arresti ad opera della Guardia di Finanza della compagnia di Marcianise, nel casertano. Tra le persone finite in manette Salvatore Bellopede, ora ai domiciliari, socio del Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana Dop e presidente della Confartigianato Caserta. Tre le aziende cui sono stati messi i sigilli: Bellopede e Golino di Marcianise, Caserta; Casearia Sorrentino srl di Santa Maria La Carità, Napoli; Caseificio San Maurizio Srl di Frattaminore, Napoli, e Orta di Atella, Caserta.
Tutto partito da una segnalazione dell’Asl
La segnalazione che ha portato a ricostruire la filiera criminale è arrivata dall’autista di una delle aziende coinvolte nella contraffazione della mozzarella di bufala. In particolare, la soda caustica serviva a mascherare la carica batterica solo per frodare possibili sistemi di rilevazione. Come riporta il Mattino, il procuratore Maria Antonietta Troncone ha dichiarato: “L’inchiesta dimostra che i controlli e la repressione funzionano e non bisogna gettare discredito sul sistema produttivo di questa provincia”, aggiungendo: “Le indagini si sono avvalse dell’importante collaborazione proprio di quei soggetti istituzionali deputati ai controlli, come l’Asl e gli Ispettori del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Proprio una nota dell’Asl Napoli 2, che riferiva di partite di mozzarella dopo in cui il latte di bufala era stato mischiato con quello di mucca, ha dato il via all’inchiesta”.
Le intercettazioni
Secondo gli inquirenti, gli amministratori di fatto della casearia Sorrentino Srl, Vincenzo e Antonio Croce, tra la primavera e l’estate del 2015, alduteravano con la soda il latte comprato, tra le altre ditte, dalla Brescialat Spa di Brescia. Il prodotto contraffatto veniva poi venduto al caseificio Bellopede e Golino, e al caseificio San Maurizio, che – considerati dai magistrati a conoscenza della contraffazione – usavano il latte per mescolarlo con altro e produrre le mozzarelle etichettate come dop.
Tra le intercettazioni rese pubbliche dalla Guardia di Finanza, colpisce il botta e risposta tra un venditore e un acquirente:
-“un po’ di carica batterica…”
-“No, due vacche con la tubercolosi”.
-“Ah… quindi?”
-“Gli diamo una mano… questo è latte di alta qualità… io non lo voglio fare buttare.”
– “No, non lo fare buttare… non ti preoccupare”
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“Ha fatto la monnezza sopra”
E un’altra: “Eh, il latte di una settimana, tenevo ancora il latte di una settimana neh Salvatò”. “Antò, ha fatto la monnezza sopra, il siero è quagliato nel giro di un quarto d’ora si è quagliato subito, ho riscaldato un pò di latte e si quagliato. Quando lo mastichi, ti fa quella cosa di bruciato alla gola. A me queste cose qua non le posso fare. Tu è inutile che mi racconti fesserie…mi fai mettere il latte insieme a quell’altro. Io avevo altri venti quintali da là...mi ha ubriacato anche quell’altro…“. Gli indagati ai domiciliari sono Salvatore Bellopede, Luca Bellopede, Vincenzo Croce, Antonio Croce e Gennaro Falconiero. Hanno invece divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriale Marcello Crispino, Carmine Crispino, Anna Altieri, Cecilia Crispino e Antony Jean Ciervo. Ancora uno scandalo, dunque, che colpisce la filiera della mozzarella di bufala, un prodotto vanto per l’Italia in tutto il mondo, infangato da appetiti criminali. Intanto, come riporta Il Fatto quotidiano, il presidente del consorzio Mozzarella di bufala Dop, Domenico Raimondo ha dichiarato: “Il Consorzio è parte lesa e difenderà il buon nome degli associati e la reputazione del nostro prodotto in ogni sede utile, costituendoci anche parte civile nell’eventuale processo”.