I procedimenti più sono complicati e più sono soggetti ad errore. Come succede al Sistema informativo integrato (Sii) gestito dall’Acquirente Unico (Au) che mensilmente fornisce alle aziende elettriche (Enel, Eni, Acea e via elencando) la lista delle utenze sulle quali deve essere prelevato in bolletta la quota di canone Rai. Ricordiamo che in base alla legge di Stabilità 2016 la tassa sul possesso del televisore si applica solo alle utenze domestiche sulla prima casa. Sono escluse quindi le seconde case: il canone va pagato una sola volta. Chi vuole chiedere l’esenzione dal pagamento deve, ogni anno ed entro il 31 gennaio, firmare e inviare la Dichiarazione sostitutiva di non possesso del televisore.
Il Codacons contro l’Eni
Tutto bene? Non sempre. Ieri abbiamo riportato la notizia del Codacons che ha denunciato Eni (all’Autorità per l’Energia e alla procura) perché “ha addebitato ingiustamente il canone Rai in bolletta anche alle utenze non residenti ovvero ai detentori di seconda casa“. Secondo l’associazione presieduta da Carlo Rienzi è concreto il rischio che questi consumatori abbiamo pagato due volte la tassa sul possesso del televisore. “Che fine hanno fatto questi soldi?” conclude il Codacons.
L’Eni chiama in causa l’Acquirente Unico
L’Eni da parte sua alza le mani, chiama in causa l’Acquirente Unico e tiene a precisare: “Eni conferma che nel processo di addebito del canone Rai in bolletta ha sempre operato, come previsto dalla norma, ribaltando ai clienti quanto ricevuto nei flussi dell’Acquirente Unico. Le società di vendita hanno infatti la sola facoltà di inserire in bolletta gli importi ricevuti in tali flussi. Eni esclude di conseguenza in maniera netta di aver operato addebiti autonomi e indipendenti da quanto ricevuto. Ricorda inoltre che ogni richiesta di rimborso per doppio addebito del Canone deve essere segnalata all’Agenzia delle Entrate che, in seguito alla verifica della situazione, provvederà eventualmente ad inviare attraverso l’Acquirente Unico i flussi di rimborso che la società di vendita inserirà nella bolletta del proprio cliente”.
La replica dell’Acquirente Unico
Insomma il colosso energetico ci invita a chiedere spiegazioni all’Au, la società del Gse (Gestore dei servizi elettrici) che acquista energia elettrica alle condizioni più favorevoli sul mercato e la fornisce alle imprese che operano nel Mercato di maggiore tutela, le tariffe “amministrate” dall’Authority. Tra i suoi compiti c’è però anche quello di gestire il Servizio informativo integrato (Sii) ovvero il famoso flusso delle utenze soggette al canone Rai che mensilmente viene inviato ai venditori e da questi poi “ribaltato” come dice Eni sui clienti finali.
Mettiamoci comodi perchè il meccanismo – previsto dalla legge – è complicato e non è che manchino i controlli: forse ce ne sono troppi e l’errore può nascondersi dietro l’angolo.
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Innanzitutto: da dove vengono presi i dati delle utenze prima casa? Da tre fonti ci spiegano da Au: “Dai distributori, che forniscono gli indirizzi dei contatori; dai venditori che, dal primo gennaio 2016, sono tenuti a inviare al Sii i soli dati delle nuove utenze stabilendo chi è prima casa (residente) e chi no; per le vecchie utenze non residenti invece si fa un riscontro tra l’indirizzo fornito dal Distributore elettrico e l’Anagrafe tributaria per stabilire se è legittimo o meno il prelievo”.
Sulle nuove utenze i venditori controllano?
Prima di inviare ogni mese la lista delle utenze si fa un ulteriore controllo. Ci spiegano ancora dall’Acquirente unico: “Qualora risultino intestate a uno stesso codice fiscale due o più utenze se ne seleziona una sola. Certo il meccanismo è complesso e l’errore può sempre accadere ma ci sono i modi per rimediare”.
Ricapitoliamo: l’Acquirete unico riceve i dati dai distributori e dai venditori (Eni, Enel ecc…) di elettricità , li controlla, nel caso li confronta con i dati in possesso di Agenzia delle Entrate e poi li invia (circa 21 milioni di anagrafiche con il relativo importo mensile) ai vari venditori che li riporteranno in bolletta la quota del canone.
Sulle nuove utenze, quelle attivate dal primo gennaio 2016, sono i venditori, i singoli fornitori elettrici, a comunicare chi, tra le utenze prima casa, deve pagare e chi no: controllano? con quale accortezza? Insomma in questo meccanismo, nonostante sia facile giocare allo scaricabarile, le responsabilità sembrano essere circolari. E, come un cane che si morde la coda, se io fornisco un dato sbagliato a monte prima o poi lo “ribalto” così com’è in bolletta. Dobbiamo solo sperare che, di mese in mese, l’errore venga scoperto e quindi, comunicato all’azienda e da questa tolto in bolletta.
Per il rimborso? Un altro giro di giostra
Chi è rimasto vittima di un addebito illegittimo deve chiedere il rimborso all’Agenzia delle Entrate: e qui riparte la giostra. A sua volta l’Agenzia invia la richiesta all’Acquirente Unico che lo immette nel Sistema informativo integrato che mensilmente comunica all’azienda la quale, infine, sulla prima bolletta utile dovrebbe inserire la voce di rimborso. Salvo errori, ovviamente.