Una battaglia senza esclusione di colpi contro il glifosato e la Monsanto. Ma a condurla, questa volta, non sono ambientalisti e consumatori (come accade da almeno un anno a questa parte in tutto il mondo) ma lo stato della California.
Il paese, infatti, potrebbe diventare il primo a etichettare la sostanza chimica con avvisi del tenore “Potrebbe causare il cancro”.
Monsanto, ovviamente, rifiuta di ammettere qualsiasi rischio per la salute del suo erbicida più venduto. Il gigante chimico sta cercando di bloccare con azioni giudiziarie le etichette, sostenendo che sarebbe una scelta incostituzionale.
La California, tuttavia, chiederà a un giudice Fresno oggi di chiudere il caso in modo da poter andare avanti con le avvertenze, sostenuta da avvocati molto importanti nella difesa ambientale, come Robert Kennedy Jr..
Forti anche le testimonianze e i casi portati a supporto di questa decisione e ripresi dalla stampa internazionale. Come quello raccolto da Ap da Teri McCall vedova di Jack McCall morto di cancro alla fine del 2015: il marito ha spruzzato Roundup per più di 30 anni sui loro 20 acri coltivati a mele e avocado e crede che un semplice avvertimento sulla confezione gli avrebbe salvato la vita.
“Io non credo che mio marito avrebbe corso il rischio se lo avesse conosciuto”, ha dichiarato Teri McCall, una delle decine di persone negli Usa che hanno fatto causa Monsanto.
Il pesticida non è limitato dalla Environmental Protection Agency degli Stati Uniti, che dice che ha “bassa tossicità” e raccomanda le persone a evitare entrare in un campo per 12 ore dopo che è stato applicato ma l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, lo ha classificato come “probabile cancerogeno umano.”
Poco dopo, la California ha compiuto i primi passi per richiedere le etichette di avvertimento. Monsanto afferma che eventuali etichette sul Roundup porterebbe a paure infondate dei consumatori e spingerli ad alternative meno sicure ed efficaci.