La micorrizzazione è una tecnica che si sta diffondendo sempre di più tra gli agricoltori, si basa su una miscela di micro-organismi tra cui funghi e batteri che lavorano in sinergia e applicati sulle piante ne migliorano la resa. Ad avvalorare questa tesi lo studio dell’Università Federico II di Napoli, pubblicato sulla rivista scientifica Current Pharmaceutical Biotechnology.  La micorrizzazione può essere  utilizzata in agricoltura sia biologica che convenzionale per limitare l’uso di fertilizzanti chimici. Il professore Alberto Ritieni, del dipartimento di farmacia dell’Università di Napoli, tra gli autori dello studio, spiega come la micorrizia aiuti le piante: “Applicata sulla parte delle radici, aumenta la capacità di assorbimento delle piante, aumentando appunto l’impianto radicalico, e quindi la pianta diventa più efficiente, ha bisogno di meno acqua, rende di più e contiene più nutrienti“.
Più antiossidanti meno nitrati
In effetti, lo studio prende in considerazione gli effetti su una serie di colture tra cui pomodoro, cavolo, grano, kiwi, uva bianca, fragole, lenticchie e zucchine, trattati con una miscela di micorriza Micosat F del Centro colture sperimentali, confrontandoli con analoghe coltivazioni che utilizzano i convenzionali metodi di fertilizzazione, e misurare la differenza in termini di carotenoidi, vitamina C, fenoli, proteine, attività ossidante e residui di nitrati . Lo studio ha verificato che “il trattamento ha aumentato l’attività antiossidante in fragole (37,50%), in lenticchie giganti (29.17%) e nel grano duro (63,63%), ma è diminuita in kiwi (31.81%) e uva (19,81%)”. I livelli di nitrati (inseriti dall’Airc nel gruppo dei possibili cancerogeni, ndr) sono diminuiti in modo significativo in fragole (39.78%) e nel pomodoro destinato alla trasformazione (37.79%). L’applicazione di Micosat F ha migliorato livelli dei diversi metaboliti secondari (sostanze che servono alla sopravvivenza della pianta e ne aumentano il valore salutistico, ndr)”.  Se prendiamo l’esempio del grano, vediamo che ha un identico contenuto in proteine rispetto al prodotto convenzionale, ma registra un miglioramento rispetto al biologico, che supera anche nella quantità di fenoli, che hanno funzione antiossidanti.  Nel caso dei pomodori da industria, invece, possiamo notare una resa per ettaro superiore del 25% rispetto ai pomodori coltivati tradizionalmente e un 43% in più di beta carotene, che fornisce Vitamina A ed è antiossidante. Dati interessanti, soprattuto considerando che la micorizzazione può essere utilizzata anche su coltivazioni biologiche, aumentando la produttività e la resistenza senza ricorrere a prodotti chimici.