Era stata promessa per agosto, la prima partita di cannabis terapeutica prodotta in Italia dall’Istituto farmaceutico militare di Firenze, ma nessuno dei malati cronici che ne hanno bisogno, l’ha vista. Il primo raccolto di marijuana che in forma sperimentale lo Stato aveva seminato alcuni mesi fa, è infatti da buttare. Non ha le qualità previste per curare i malati di Sla, di sclerosi, di cancro, e altre malattie per cui l’uso di tetracannabinolo (Thc) risulta di grande sollievo, ed è stato con tutta probabilità incenerito. E dire che solo a febbraio scorso, il colonnello Antonio Medica, capo del Farmaceutico militare, aveva assicurato un primo raccolto addirittura per l’inizio dell’estate, chiarendo “Per questo primo anno è previsto di produrne circa 50 chili”.
Problemi con la quantità di Thc
La notizia deluderà le aspettative dei tanti malati che fino ad oggi sono costretti a importare il farmaco Bedrocan dall’Olanda, molto costoso per le loro tasche o per le casse della sanità pubblica nel caso delle regioni che hanno approvato una legge ad hoc. Del resto, attorno alla cattiva fine del primo raccolto ci sono solo voci informali, dato che non è stato diramato alcun comunicato ufficiale da parte dell’istituto farmaceutico di Firenze. Una di queste è arrivata ad Annunziata Lombardi, consulente tecnico-scientifica per la stesura della legge campana sulla cannabis terapeutica e farmacista specializzata in galenica tradizionale e chimica: “Purtroppo la cannabis dell’Istituto di Firenze ancora non è disponibile. Hanno avuto delle problematiche sulla concentrazione di principio attivo delle inflorescenze, che non era quello atteso e quindi hanno dovuto fare delle modifiche e ti tempi sono stati molto più lunghi di quelli previsti. Coltivare marijuana non è una cosa semplice”. L’esperta spiega: “Praticamente quando si coltiva la cannabis si decide che concentrazione di thc o cbd (cannabidiolo) deve avere l’inflorescenza finale. Quella che ha avuto il primo raccolto non corrispondeva a quella attesa. Essendo un’inflorescenza ha un margine di variabilità nel titolo di thc, è naturale. Il nuovo raccolto dovrebbe essere disponibile non prima dell’autunno 2016”.
Che fine ha fatto?
E la qualità “pessima” della marijuana piantata a Firenze è arrivata a molti, come spiega anche Andrea Trisciuoglio, segretario di LapianTiamo, l’associazione che da anni si batte per la cannabis terapeutica: “Io ne ho sentito parlare male anche da Germana Apuzzo, direttrice dell’ufficio centrale stupefacenti del ministero della Salute, secondo cui la cannabis di Stato ‘non aveva nemmeno un requisito adatto’“. Intanto, non si ha notizia di dove sia finita la produzione che non si è potuto destinare agli ospedali e alle Asl delle regioni che hanno una legge per la cannabis terapeutica. Probabilmente sarà stata incenerita così come i raccolti che da anni l’Istituto farmaceutico di Firenze produce a scopo di studio e sperimentazione.
La legge in Parlamento
Oggi tutto il fabbisogno di farmaci a base di cannabinoidi in Italia viene soddisfatto tramite l’importazione. Se la proposta di legge per la legalizzazione della cannabis, a firma Della Vedova, Manconi e Giachetti, approdata a fine luglio alla Camera, dovesse essere approvata, la produzione a fini curativi in territorio italiano diventerebbe più semplice, e persino la droga leggera sequestrata, dopo opportuni controlli e su disposizione della magistratura, potrebbe essere utilizzata per questo scopo. Nel frattempo, tocca aspettare pazientemente Firenze.
La rettifica dell’Istituto militare-farmaceutico di Firenze
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