Che le multinazionali del cibo abbiamo l’abitudine di esercitare forti pressioni lobbistiche per ottenere regole a loro favorevoli non è una novità. A volte, però, il confine della lecita difesa dei propri interessi viene oltrepassato. Sembra sia il caso di Coca-Cola negli Stati Uniti, dove l’indagine dell’associazione US Right to Know (Usrtk) ha permesso di portare alla luce una relazione troppo stretta con una funzionaria dei Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc).
Consigli da lobby
Come riporta organicconsumers.org, a giugno, Barbara Bowman, dirigente del Cdc, ha lasciato inaspettatamente l’agenzia, due giorni dopo che Usrtk aveva rivelato i suoi contatti costanti con un legale di alto livello di Coca-Cola a cui dava consigli per influenzare le autorità sanitarie internazionali sulle politiche relative alle bevande zuccherate. Grazie alle mail tirate fuori da Usrtk, sembra che anche un altro dirigente di lungo corso della Cdc, abbia stretti contatti con il gigante dei soft drink. Michael Pratt, Senior Advisor per la salute globale al Cdc, ha infatti diversi precedenti di promozioni e aiuto a ricerche finanziate dalla Coca-Cola. Secondo la Usrtk, Pratt ha anche lavorato spalla a spalla con la grande lobby internazionale, di cui il Test-Salvagente ha scritto riguardo il glifosato, chiamata International Life Sciences Institute (Ilsi). Informazioni stratte da emaci che la Usrtk ha ottenuto grazie al Freedom of Information Act, la legge che ha aperto a giornalisti e studiosi l’accesso agli archivi di Stato statunitensi, a molti documenti riservati.