Sono almeno cinque gli ingredienti necessari per avere mense scolastiche di qualità diffuse in tutto il paese: informazioni trasparenti, schede tecniche dei prodotti, capitolato, regolamenti, accesso ai refettori e ai centri pasto. Ne è convinto Giulio Mannino, genitore e membro della Commissione mensa cittadina e dell’Osservatorio mense di Bologna, attivo e particolarmente operativo nel capoluogo emiliano.
Le irregolarità scoperte dal Nas
A maggior ragione dopo l’indagine elaborata e comunicata nei giorni scorsi dai Nas da cui emerge che 670 mense sulle 2.678 controllate presentano gravi irregolarità: dalle carenze igieniche a prodotti non rispondenti al capitolato e addirittura scaduti, ammuffiti, mal conservati e insudiciati. L’operazione, in collaborazione con il ministero della Salute, si è svolta nel corso dell’anno scolastico appena concluso.
Inaccettabile, per i genitori in primis ed è per questo che Adriana Bizzarri responsabile Scuola di Cittadinanzattiva lancia l’allarme e spinge affinché si istituiscano commissioni mensa in tutte le scuole. “Di fronte al gravissimo quadro presentato ieri dai Nas, a seguito alle ispezioni effettuate nelle mense scolastiche, crediamo sia prioritario puntare all’istituzione di Commissioni mensa in tutte le scuole che possano svolgere in modo sistematico e quasi quotidiano un’attività di controllo”, fa sapere Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale della Scuola di Cittadinanzattiva. E aggiunge: “Andrebbero prese in maggiori considerazione le informazioni e i dati raccolti periodicamente con rilevazioni civiche da associazioni come la nostra e dalle Commissioni mensa giù attive”.
Il “menu” bolognese
Come avviene a Bologna, dove – seppur da un punto di partenza migliore rispetto ad altre realtà – si è lottato molto negli ultimi anni per ottenere di più. “Siamo arrivati al 90% di bio, rigorosamente non extraeuropeo e possibilmente di filiera corta”, scandice Mannino. Che insieme ai genitori bolognesi può vantare anche l’abbassamento del costo del pasto, passato da 6 euro e 80 di qualche tempo fa ai 5.20 di oggi, per le tariffe più alte. “Già da un anno stiamo lavorando con altre commissioni mensa di città italiane per la costituzione di una rete nazionale sempre più corposa perché ciò che è scontato da noi – accedere ai refettori e centri pasto, avere a disposizione i capitolati, ad esempio – non accade dappertutto, ma soprattutto quando si tratta di mense collettive destinate a bambini non è accettabile che si facciano operazioni dolose, delle vere e proprie frodi, come è emerso dall’indagine dei Nas”.
La classifica nazionale
Qualche tempo fa la Rete nazionale ha stilato anche una classifica dei migliori menù tra quelli di 40 comuni, utilizzando i criteri stabiliti dall’Asl 2 di Milano (Ats-Milano), e Trento, Jesi e Bologna si sono aggiudicate il podio. “A Bologna abbiamo senz’altro raggiunto un’elevata qualità nella scelta delle materie prime. Poi è evidente che le criticità restano, ma i controlli portano importanti risultati”. E sotto le due Torri quest’anno – dove vengono quotidianamente forniti 18mila pasti scolastici dalla neonata Ribò (la Rti Gemeaz Elior e Camst) – su 200 giorni di scuola, sono stati fatti ben 1.440 assaggi da parte dei genitori che poi compilano una scheda dove annotano caratteristiche, gradimento ed eventuali anomalie.
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