Torino, bimba muore e Asl ritira lotti di vaccino

L’Asl Torino 4 ha bloccato – in via precauzionale – i lotti di vaccino esavalente in distribuzione dopo la morte di una neonata avvenuta a meno di 24 ore dall’iniezione. Sarà l’autopsia a stabilire le cause del decesso, ma l’azienda sanitaria ha deciso autonomamente di sostituire i lotti di esavalente con altri ma di non sospendere il servizio. La notizia – come era prevedibile – ha riacceso la polemica tra favorevoli e contrari alla pratica vaccinale proprio nel momento in cui Emilia Romagna e Lombardia stanno pensando di condizionare l’iscrizione agli asili nido alle vaccinazioni obbligatorie.

Obbligo vaccinale per iscrizione al nido

L’Emilia Romagna ha fatto da apripista prevedendo una legge che apre le porte degli asili nido pubblici e privati solo ai bambini in regola con il libretto vaccinale. Stesso obiettivo per la regione guidata da Ambrosoli. In entrambi i casi si cerca di rispondere al calo delle vaccinazioni premendo l’acceleratore sulle vaccinazioni come pre-requisito alla frequenza scolastica. Una pratica discutibile. Se è vero che quando parliamo di asili nido non ci riferiamo alla scuola dell’obbligo, è anche vero che si tratterebbe comunque di una forzatura per quelle famiglie che consapevolmente decidono di non vaccinare i propri figli.

L’indagine dell’Antitrust

Che attorno ai vaccini si muove un giro d’affari milionario è cosa nota e adesso anche “certificata” dall’Agcm che nel documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sul mercato dei vaccini ad uso umano ha concluso che il mercato è caratterizzato da “opacità sui prezzi e poca trasparenza”. L’Autorità ha contestato, innanzitutto, la difficoltà di reperimento di dato sugli appalti pubblici e il fatto che gli accordi sui prezzi siano di fatto riservati. Infine l’Antitrust ha puntato il dito verso quello che definisce un regime di oligopolio di quattro multinazionali, GlaxoSmithKline, Sanofi Pasteul,MerkSharpDohme e Pfizer, che da sole controllano l’80 per cento delle vendite: l’accusa è che mantengono prezzi meno vantaggiosi di quel che potrebbero essere in una realtà di libero mercato.