Acquisti on line: e se il venditore fallisce?

Gli italiani sono sempre più innamorati degli acquisti on line, ma le leggi non sembrano progredire con la stessa velocità. Almeno a giudizio del Ctcu e del Cec che chiedono di aumentare il livello di tutela nei pagamenti online per mezzo di carte di credito.
Finora la legge italiana ha previsto il rimborso al proprietario/utilizzatore della carta dell’importo pagato soltanto in due casi, ovvero per addebiti ingiustificati (leggasi uso fraudolento della carta), oppure in caso di pagamenti sì giustificati ma eseguiti in modo erroneo (esempio, doppio addebito dell’importo oppure addebito di un importo maggiore di quello dovuto).
Allo stato, non è invece prevista una specifica possibilità di rimborso in quei casi, in cui la merce o il servizio oggetto del contratto non venga consegnato, oppure nei casi in cui il venditore dichiari insolvenza o fallimento, con conseguente mancata consegna oppure mancata restituzione del prezzo d’acquisto.
“Nella prassi, in alcuni casi, gli emittenti tendono a risarcire spontaneamente i consumatori anche quando il venditore dichiari bancarotta; si vorrebbe ora ancorare tale diritto a favore dei consumatori anche dal punto di vista di un’esplicita previsione normativa” riassume Walther Andreaus, Direttore del Centro Tutela Consumatori Utenti (CTCU).

AUMENTARE LE TUTELE
Le consulenti del Centro Europeo Consumatori (CEC) aggiungono: “Visto il crescente numero di consumatori che acquistano online, e alla luce del fatto che la Commissione Europea ha dichiarato obbiettivo prioritario ultimare il mercato interno digitale, ci pare particolarmente importante aumentare i livelli di salvaguardia per i pagamenti con carte di credito. Questo aumenterebbe anche la fiducia dei consumatori nel commercio elettronico.”

Il CTCU ed il CEC hanno quindi elaborato una proposta di legge, che è stata trasmessa al ministero dell’Economia e delle Finanze, competente in materia. Qualora tale proposta venisse recepita, in futuro, per i pagamenti con carta di credito i consumatori avrebbero diritto al chargeback anche in caso mancata consegna dei beni o servizi, oppure in caso di fallimento dell’impresa venditrice, usufruendo in tal modo di un maggiore livello di tutela rispetto ad oggi.