Nel mondo, il 99% dei consumatori considera il fenomeno dell’italian sounding una frode. A rischio c’è la propensione dichiarata all’acquisto di olio italiano da parte del 79% dei consumatori europei, del 68% di quelli asiatici e dell’84% di quelli americani che pensano di acquistare, come italiano, un prodotto che non è fatto con olive italiane. Il dato è stato diramato da Extract, l’osservatorio costituito da Unaprol, il consorzio olivicolo italiano, e dall’istituto Ixè per l’olio extravergine di oliva di qualità, che ha presentato il primo rapporto sulla percezione tra olio extravergine di oliva italiano e consumatore mondiale realizzato durante l’Expo di Milano 2015.
“Insieme al rapporto Extract – ha spiegato il presidente di Unaprol David Granieri – consegniamo alle istituzioni lo studio di fattibilità su un marchio di sostenibilità di tutta la filiera che dovrà contraddistinguere sul mercato mondiale la qualità del vero olio extravergine di oliva italiano. Un marchio che racchiude valori economici, etici contro il lavoro nero, di tracciabilità e con parametri qualitativi superiori del vero prodotto italiano”.
Un marchio, 4 concetti
Attraverso questo marchio, spiegano da Unaprol, L’olio extravergine italiano potrà rafforzarsi sui mercati esteri. “Il marchio – prosegue Granieri – racchiude quattro semplici concetti: ambientale, perché capace di tutelare risorse naturali, biodiversità e territori diversi; economico, perché si preoccupa di garantire un reddito equo agli agricoltori ed uno sviluppo alle comunità rurali; sociale ed etico perché garantisce trasparenza nell’occupazione, sicurezza nei luoghi di lavoro, uso di prodotti ecosostenibili e riciclabili; salutistico, perché proviene da una filiera tracciata, che esalta le proprietà salutistiche dell’olio extravergine di oliva con parametri nutrizionali più restrittivi di quelli previsti dalla legge e, quindi, in grado di soddisfare le attese di tutti i consumatori”.
Il marchio, il cui progetto di ideazione grafica è in corso di elaborazione, verrebbe adottato attraverso un regime facoltativo di certificazione. Sarà identificativo di tutta la filiera dell’olio extravergine di oliva italiano e dovrà essere condiviso con il ministero delle Politiche Agricole alimentari e forestali.