La Francia ce l’ha fatta. La proposta contro gli sprechi alimentari ora è legge.
Mentre in Italia si attende ancora che le buone intenzioni si traducano in norme, oltralpe la battaglia contro gli sprechi alimentari è arrivata al traguardo, dopo la battuta d’arresto subita tempo fa per vizi formali, e ora è passata anche al Senato.
La proposta di legge che mira ad azzerare gli sprechi era stata presentata dal deputato Guillaume Garot (PS), ex ministro con delega all’agroalimentare, e sottoscritta da più di 300 deputati di tutti i partiti. Vediamo in dettaglio cosa contiene.
REGALATE, NON BUTTATE
Il testo riprende le disposizioni già introdotte nella legge sulla transizione energetica ma, come sopra ricordato, bocciate dal Consiglio costituzionale per vizi procedurali. Ora quelle norme sono riproposte con una visione ancora più larga.
Innanzitutto la legge instaura una gerarchia di azioni per ogni attore della catena alimentare deve mettere in atto: prevenzione dello spreco; regalo o trasformazione per il consumo umano; utilizzo per l’alimentazione animale; e, infine, compost per l’agricoltura o valorizzazione energetica.
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Vieta ai grandi e medi supermercati (quelli con superficie di più di 400 metriquadri) di gettare il cibo invenduto ancora consumabile e impone ai commercianti di accordarsi con una o più associazioni cui cedere gratuitamente le derrate alimentari.
Vieta inoltre ai distributori di restituire deliberatamente il loro invenduto ancora consumabile, pena un’ammenda di 3.750 euro.
Dal canto loro, le industrie agroalimentare possono fare dono dei prodotti rifiutati dai distributori. Questo passaggio è molto importante, se si pensa che oggi, un carico di prodotti rifiutato perché arrivato con un’ora di ritardo o male etichettato, deve obbligatoriamente essere distrutto anche se la qualità sanitaria del prodotto non è in discussione. Si stima che ogni anno 4mila tonnellate di prodotti lattiero-caseari finiscono così distrutti.
La lotta contro lo spreco alimentare farà inoltre parte dell’educazione all’alimentazione nelle scuole. E le aziende potranno inserire le loro azioni di lotta allo spreco nei loro rapporti di Responsabilità sociale e ambientale.
I NUMERI E I COSTI DELLO SPRECO
Secondo una stima della Fao, nel mondo ben 1/3 dei prodotti alimentari destinati al consumo umano viene sprecato. Ciò significa buttare nella spazzatura 1,3 miliardi di tonnellate all’anno, ovvero più di 160 kg per anno e per abitante.
In termini economici questo spreco si traduce in 1.000 miliardi di dollari (circa 143 dollari a persona).
A livello globale, sempre secondo la Fao, i rifiuti alimentari si producono per il 54% durante le fasi di produzione, movimentazione e stoccaggio (e in queste fasi principalmente lo spreco si realizza nei paesi in via di sviluppo); e per il 46% nelle fasi di lavorazione, distribuzione e consumo (in questo caso riguarda soprattutto i paesi ricchi: in Europa e negli Stati Uniti il principale responsabile dello spreco alimentare è il consumatore, seguito da industria alimentare, ristoranti, commercio e distribuzione).
Secondo uno studio della Fao del 2013, infine, lo spreco alimentare è responsabile della emissione di 3,3 gigatonnellate di gas serra all’anno, classificandosi quale terzo inquinatore mondiale dopo Cina e Stati Uniti.