Monsanto: “Il glifosato non è pericoloso”. Ma non ci convince

Le accuse al glifosato proprio non vanno giù alla Monsanto che si fa forte dell’ultimo, contestatissimo, parere dell’Efsa che contraddice quello dello Iarc e definisce non cancerogeno il pesticida.

E la multinazionale decide di scriverci dopo il nostro articolo che raccontava lo studio tedesco dell’Agenzia federale per l’Ambiente (Uba) con nuove accuse sulla pericolosità del glifosato, il pesticida riconosciuto dallo Iarc come probabile cancerogeno e la decisione della Monsanto, proprietaria dell’erbicida, di avviare una causa legale contro la California, lo Stato che ha deciso di inserire il glifosato tra le sostanze chimiche che determinano il cancro.

Ecco la lettera che ci ha inviato Gloria Gerosa dell’Ufficio Stampa Monsanto

Monsanto: pericolo improbabile

Buonasera,

scrivo in merito all’articolo “Glifosato, uno studio tedesco accusa: “pane contaminato”  – pubblicato il 2 febbraio a firma Ettore Cera, in cui si parla anche del glifosato e del rapporto IARC che lo classifica come probabile cancerogeno, per segnalare che l’EFSA  ha recentemente pubblicato il proprio report con la conclusione che sia improbabile che il glifosato costituisca un pericolo cancerogeno per l’uomo.

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Per quanto riguarda la causa di Monsanto alla California, citata a chiusura dell’articolo, Monsanto ha avviato un’azione legale per prevenire un possibile inserimento erroneo del glifosato tra le sostanze chimiche che causano il cancro, secondo quanto previsto dalla Proposition della California 65 ( Prop 65 ), che impone allo Stato di mantenere una lista di tali sostanze chimiche. L’inserimento del glifosato in tale lista sarebbe viziato e privo di fondamento in quanto – come è stato concluso dall’ultimo report EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare e le autorità di regolamentazione dei pesticidi in tutto il mondo, il glifosato non provoca il cancro.

L’elenco violerebbe la Costituzione della California e degli Stati Uniti poiché lo Stato starebbe “passando” la sua autorità di regolamentazione ad un ente terzo non eletto e non controllato dal governo federale o statale. Monsanto ha pertanto presentato la causa contro il California Office of Environmental Health Hazard Assessment ( OEHHA ) alla Corte Superiore di Fresno Superior.

L’OEHHA, l’agenzia statale che ha annunciato l’intenzione di aggiungere il glifosato all’elenco Prop 65, classificò tale agente nel 2007, dopo lo svolgimento di una valutazione rigorosa e su base scientifica, come improbabile causa di cancro. In stridente contrasto, la stessa OEHHA ora richiede di inserirlo nell’elenco Prop 65 sulla base di un unico studio condotto dallo IARC (International Agency for Research on Cancer), il cui stesso regolamento disconosce ogni possibile ruolo politico o legale delle proprie classificazioni. Per un approfondimento della tematica, potete vedere a questo link.

 

Gli errori dell’Efsa

La visione di Monsanto, in poche parole, si fa forte della valutazione dell’Efsa. Un parere, come abbiamo già scritto molto contestato. In particolare dall’ISDE Italia, l’Associazione dei medici per l’ambiente, che ritiene che il Report sia espressione di una valutazione viziata da numerose forzature di metodo e di contenuto che, citiamo testualmente, “svilisce in modo gratuito (cioè, senza fornire motivazioni di merito), e perfino a negare il valore scientifico di indagini pubblicate nella letteratura specialistica più autorevole; indagini che, al contrario, sono state considerate da IARC prove evidenti e sufficienti per inserire l’erbicida glifosato in classe 2A (probabile cancerogeno per l’uomo)”.

In buona sostanza, per giungere alla conclusione di non cancerogenicità del glifosate, EFSA rifiuta a priori di considerare gli studi caso-controllo sull’uomo, attentamente esaminati da IARC.

Anche gli studi tossicologici su animali vengono interpretati da EFSA con il medesimo approccio pregiudiziale.

Nel migliore dei casi, dunque, le conclusioni del Report EFSA configurano l’incapacità di esaminare con la dovuta obiettività e serenità la letteratura scientifica disponibile che, fra l’altro, documenta ormai non solo l’effetto cancerogeno di questa sostanza, ma anche la sua azione di interferente endocrino e di perturbatore di molteplici e delicate funzioni cellulari.

Anche in questo caso chi volesse saperne di più può leggere il documento integrale di Isde Italia, inviato in una lettera ufficiale al ministro per le Politiche agricole italiane, Maurizio Martina.