Un risarcimento da 16 milioni di euro e 24 citazioni in giudizio. Parti in causa di questa esorbitante richiesta risarcitoria sono, da una parte, Silvia Ferrante, una mamma attivista di Paglieta (Chieti) che difende il suo diritto a vivere in un ambiente salubre e, dall’altra, Terna s.p.a., l’azienda dell’energia (principale proprietaria della rete elettrica nazionale) che sta realizzando il contestatissimo elettrodotto Villanova-Gissi.
A chiedere il risarcimento non è la signora, ma la multinazionale. Che le forze in campo siano impari, dunque, è evidente.
L’accusa che nei 24 atti di citazione regge la richiesta milionaria, tra l’altro, è quella di immissione sui terreni in cui è previsto il passaggio aereo dei cavi. Le incursioni nei terreni, dunque, e non le manifestazioni di protesta cui la donna ha partecipato. Il che suona tanto di avvertimento, intimidazione, verso tutti gli attivisti che cercano di intralciare i lavori per tutelare la propria salute e il proprio territorio.
LA VICENDA
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Silvia Ferrante vedrà sorgere a soli 80 metri dalla casa in cui vive con il marito e il figlio un pilone ad altissima tensione destinato a reggere i cavi dell’elettrodotto di Terna.
Da quando – gennaio 2013 – la realizzazione dell’infrastruttura è stata autorizzata dal ministero dello Sviluppo economico, di concerto con il ministero dell’Ambiente, si sono susseguite diverse manifestazioni di protesta da parte dei cittadini dei territori interessati (l’elettrodotto ad altissima tensione, 380.000 volt, attraverserà sedici comuni abruzzesi, per un totale di 69,3 km).
Nel corso del 2014 molti dei proprietari dei terreni attraversati dall’opera si sono opposti alle procedure di esproprio e le iniziative di protesta non si sono mai fermate. Il braccio di ferro è dunque in pieno svolgimento e l’incredibile vicenda giudiziaria che coinvolge oggi Silvia Ferrante alza i toni dello scontro.
La donna è appoggiata nella sua battaglia da numerosi cittadini e dai sindaci di Lanciano, Mario Pupillo (che è anche presidente della provincia di Chieti), di Paglieta, Nicola Scaricaciottoli, e di Castel Frentano, Gabriele D’Angelo, che denunciano l’inutilità della struttura oltre che irregolarità e la mancata concertazione sulla sua realizzazione.
“LE CITAZIONI? UN ATTO DOVUTO”
“Citazione in giudizio dovuta verso chi si oppone all’accesso ai terreni per la realizzazione dell’elettrodotto”: così Terna giustifica la vicenda giudiziaria e spiega che per ogni incursione in un fondo, per legge, va fatta una singola citazione. E la signora Ferrante di incursioni e relative citazioni per danni ne ha collezionate ben 24.
D’accordo, ma al di là dei formalismi stiamo parlando di due dozzine di azioni legali con richieste da 600 a 900mila euro, un vero e proprio accanimento con una quantificazione dei danni abnorme.
A scoraggiare un semplice cittadino, magari, ne bastava una…
“I tecnici di Terna -ci risponde l’azienda – sono ufficiali incaricati di pubblico servizio e per legge devono eseguire tutte le procedure per il completamento dell’opera, che ricordiamo è stata autorizzata dal ministero. Ora si è giunti alla fase degli asservimenti dei terreni interessati dal passaggio della nuova linea elettrica, proprio ciò che i nostri tecnici sono tenuti a fare. Il ‘quantum’ della richiesta è stato formulato dai nostri legali, considerando che l’impedimento di tali procedure può ritardare l’entrata in esercizio dell’opera nei tempi stabiliti, e cioè il 1° gennaio 2016, con grave danno danno non solo per Terna, ma per l’intera collettività”.