Oggi 18 novembre è la Giornata europea degli antibiotici. A ricordarlo è la Lav (Lega anti vivisezione) sottolineando l’importanza dell’iniziativa che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica su un argomento ancora troppo ignorato: l’abuso di antibiotici negli allevamenti e il ricorso alla sperimentazione animale che permette di mettere in commercio sostanze potenzialmente pericolose per l’uomo e l’ambiente. Dietro si muove ovviamente un ricco business che non ha certo a cuore la nostra salute, ma che rende “dipendenti dal farmaco” animali, esseri umani e piante.
I dati più recenti – spiega la Lav in un comunicato stampa – confermano che nell’Unione europea il numero di pazienti infetti da batteri resistenti è in aumento e che la resistenza agli antibiotici rappresenta uno dei problemi più temibili per la salute pubblica. In Italia si consumano fuori dagli ospedali mediamente 27,8 dosi al giorno ogni mille abitanti (la media europea è di 21,6).
Ma non solo la nostra salute è minacciata dall’abuso di antibiotici. Anche l’industria zootecnica risente degli effetti dannosi di questa diffusa prassi: è sempre la Lav a ricordare che negli allevamenti intensivi negli Stati Uniti ben il 70% degli antibiotici viene somministrato ad animali sani. Il motivo? La scarsa igiene e lo stress da stabulazione. In pratica, gli allevatori anziché migliorare le condizioni dei propri allevamenti, preferiscono imbottire gli animali di farmaci. E gli effetti sulla nostra salute sono chiari: assumendo derivati animali per via alimentare sviluppiamo inevitabilmente una particolare resistenza agli antibiotici: “un aspetto importante di cui i consumatori devono essere informati e consapevoli, adottando uno stile alimentare che li metta al riparo da tali rischi”, afferma la Lav.
Neanche l’ambiente si salva. L’inquinamento farmacologico è la sesta peggior causa di contaminazione ambientale al mondo: fiumi e laghi gli ecosistemi più colpiti.
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LE INCHIESTE DEL TEST
Più volte Il Test ha affrontato e denunciato il problema, ricordando come ormai esistano studi scientifici e prove che dimostrano come polli, maiali, conigli e vitelli sottoposti a cure a base di dosi massicce di potenti antibiotici finiscono per mettere in circolo dei batteri resistenti che possono essere trasmessi all’uomo tramite il cibo.
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CARNE AMMALATA
La BEUC (Organizzazione dei consumatori europei) spiega: “La resistenza agli antibiotici è uno dei problemi di salute pubblica più difficili del nostro tempo: gli antibiotici potrebbero non curare le infezioni batteriche e le infezioni comuni come il mal di gola potrebbero rivelarsi fatali”.
In 6 paesi dell’Unione Europea oltre il 70% dei prodotti a base di carne testati sono risultati contaminati da batteri antibiotico-resistenti. In altri 8 paesi i batteri resistenti erano nel 50% dei prodotti a base di carne. In Francia i batteri resistenti erano ai livelli più bassi, ma presentavano un profilo di resistenza specifico a importanti classi di antibiotici: quelle che usiamo maggiormente in medicina umana. Tanti, poi, i “batteri multiresistenti” (cioè resistenti a vari tipi di antibiotici).
E l’Italia? La carne di pollame che consumiamo è tra le più contaminate. I test effettuati a ottobre 2013 ci dicono che l’82% dei prodotti avicoli è contaminato da batteri resistenti agli antibiotici.