Per definirla una pubblicità sessista e di cattivo gusto non serviva certo una pronuncia ufficiale. Ma per impedirne ogni ulteriore diffusione sì. E così è certamente da condividere la decisione del Comitato di controllo dello Iap, l’Istituto di autodisciplina pubblicitaria che ha censurato la campagna di Buongiorno Italia Srl. Bello sarebbe, però, che ben prima (e magari anche oltre) le bocciature ufficiali, arrivassero quelle dei consumatori. Magari decidendo di evitare accuratamente i tanti marchi che utilizzano il corpo delle donne per vendere. Non siete d’accordo?