È passato il “compromesso” sul Ttip, fortemente sponsorizzato dal presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. Un compromesso che, a detta dell’europarlamentare Gianni Pittella, affosserebbe definitivamente l’Isds, l’arbitrato privato che permetterebbe alle imprese straniere di portare alla sbarra i governi.
Il compromesso, però, è del tutto apparente, perché lascia inalterata la presenza di tribunali arbitrali e di un interesse delle multinazionali da difendere contro le decisioni prese dagli Stati nell’interesse pubblico. Certo, si tratta ancora di raccomandazioni sul “come” condurre il trattato, ma sono di fondamentale importanza dato che alla fine sarà proprio il Parlamento europeo a dare il voto finale.
LA TRAPPOLA DELL’ISDS
Quello dell’Investor-state dispute settlement (Isds), del resto, era uno dei meccanismi più pericolosi del Ttip. Si tratta di uno strumento giuridico internazionale che garantisce a un investitore straniero il diritto di dare inizio a un procedimento di risoluzione delle controversie nei confronti di un governo straniero. La sua caratteristica è che ad arbitrare la disputa sarebbero legali che potrebbero essere di volta in volta arbitri o difensori di una delle parti in causa, persino contemporaneamente in cause diverse. Difficile immaginare la totale assenza di conflitti d’interessi. Tanto che secondo una consultazione pubblica promossa online dalla Commissione sull’Isds, il 97% circa degli oltre 150mila partecipanti era contrario a questo meccanismo.
Per fare un esempio basta prendere il caso degli Ogm, come ha spiegato al Test Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia: “Inizialmente avevano garantito che gli Ogm sarebbero rimasti fuori da questa contrattazione, ma dai documenti resi pubblici in seguito si è visto che non è vero! Il rischio è che qualsiasi multinazionale del transgenico possa ricorrere contro la legittima volontà dell’Italia di proibire di fatto la coltivazione di Ogm sul territorio nazionale”.
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Ma oltre agli Ogm i rischi dei Ttip sono molti. Vediamone quelli pubblicati nello speciale “Il piatto avvelenato del Ttip” del Test in edicola, curato da Lorenzo Misuraca.
Sicurezza alimentare
In Europa prevale il principio di precauzione per i prodotti che vengono messi in commercio: se c’è il dubbio che un prodotto faccia male alla salute, non finisce in commercio. Negli Stati Uniti sì, fino a prova contraria. Con il Ttip, l’Ue potrebbe aprire le porte alla carne trattata con gli ormoni, all’utilizzo di interferenti endocrini, a nuovi pesticidi, e al cloro per disinfettare il pollo
Diritti dei lavoratori
La prima cosa a finire sotto la scure dell’”armonizzazione” del Ttip, nel campo del lavoro, potrebbe essere la regolamentazione affidata ai contratti collettivi nazionali, che garantiscono un livello minino di diritti e salario alle varie categorie. Le multinazionali Usa che investono in Italia potranno ricorrere al giudice perché riterrebbero le condizioni italiane troppo restrittive.
Servizi pubblici
Formalmente i servizi pubblici non sono inclusi nel Ttip, ma dalle definizioni inserite nei documenti di contrattazione emerge che scuola, sanità, trasporti e acqua potrebbero non rientrare tra i servizi pubblici. Questo vuol dire ad esempio che, nonostante il referendum per la ripubblicizzazione dell’acqua, l’Italia non potrebbe esprimere il diritto di affidarne l’erogazione solo al pubblico, pena un’azione legale dei privati presso l’Isds.
Sicurezza dei consumatori
Componentistica, ricambi per automobili, materiale di rivestitura degli oggetti. Anche in questo caso le maglie strette della Comunità europea per i prodotti in entrata potrebbe dover cedere spazio alle regole americane, non improntate al principio di precauzione.
Ambiente
Tra i rischi segnalati dalla rete No-Ttip, quello del proliferare di controversie in ambito ambientale. La fratturazione idraulica per l’estrazione del gas e del petrolio, detta “fracking”, negli Usa è molto meno regolamentata. Consuma enormi risorse idriche, e utilizza sostanze chimiche potenzialmente contaminanti. Secondo alcuni studi, il fracking potrebbe causare scosse sismiche.
Privacy e diritti digitali
Tra le “barriere non tariffarie” messe al centro del Ttip potrebbe esserci la privacy, soprattutto digitale, per abbassare gli standard di tutela europei e permettere con più facilità l’utilizzo dei dati dei consumatori ad aziende, servizi di e-commerce e grandi corporation, per fini commerciali.
Cosmetici
Le sostanze chimiche utilizzabili in cosmesi e vietate in Europa sono oltre 1.300, mentre negli Stati Uniti sono poco più di 10. Un dato di per sé esplicativo del rischio che una “armonizzazione” delle regole verso il basso rischierebbe di aprire le porte a migliaia di sostanze nocive contenute in prodotti per il make-up, bagnoschiuma, shampo, e così via.
Medicinali
Per non incorre in azioni legali delle multinazionali del farmaco per ostacoli alla concorrenza i governi potrebbero essere indotti ad allentare la contrattazione con le aziende per tenere bassi i prezzi, e anche la circolazione dei generici potrebbe uscirne danneggiata. Le due lobby, l’Epfia per l’Europa e PhrMa per gli Usa, starebbero insistendo anche per rendere meno accessibili al pubblico i risultati dei testi clinici.