Finalmente nell’eterna lotta agli sprechi, sembra che un primo risultato positivo si sia raggiunto. La scorsa settimana l’Assemblea di Parigi ha votato all’unanimità una legge che vieta ai grandi supermercati e centri commerciali oltre i 400 metri quadrati di buttare via i prodotti alimentari ancora “mangiabili”.
In pratica, le strutture commerciali saranno obbligate a consegnare gratuitamente alle associazioni impegnate nella redistribuzione a chi ne ha bisogno. Chi non rispetterà questa norma va incontro a sanzioni fino ad un massimo di 75mila euro e condanne fino a 2 anni di reclusione. La legge però prevede azioni anche per quanto riguarda la ristorazione, con la spinta verso l’adozione delle doggie bag, cioè le confezioni con cui ci si porta a casa gli eventuali avanzi di quanto da noi ordinato al ristorante.
LA SVOLTA FRANCESE
Mentre il nostro Paese è ancora alla ricerca di una soluzione efficace – anzi, di una soluzione – la Francia ha quindi deciso di affrontare, con questo primo passo, un tema che riguarda prevalentemente i “paesi sviluppati”, che non solo consumano la stragrande maggioranza dei beni alimentari prodotti nel mondo, ma ne fanno ampio spreco. Solo per fare qualche cifra, a livello globale, secondo i dati FAO del 2014, un terzo degli alimenti prodotti sul nostro pianeta viene sprecato, si parla di 1,3 miliardi di tonnellate. E si tratta prevalentemente di frutta, verdure e ortaggi.
Ogni anno, il cibo che viene prodotto ma non consumato, utilizza 1,4 miliardi di ettari di terreno, quasi il 30% della superficie agricola mondiale, ed è pure responsabile della produzione di 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra. L’Italia partecipa alla “festa” buttandone nella pattumiera 5 milioni di tonnellate. 2 milioni di tonnellate di cibo vanno perse nella trasformazione industriale e 300mila tonnellate nella fase di distribuzione.
PATTUMIERA RICCA
Il cibo lasciato sul campo ammonta a 1,4 milioni di tonnellate: il 3% della produzione agricola nazionale. Secondo la Cia, Confederazione Italiana Agricoltori, ogni anno finiscono nella pattumiera più di 5 milioni di tonnellate di prodotti alimentari. E anche se la crisi ha ridotto gli sprechi del 30% dal 2008, ancora oggi ogni famiglia italiana butta in media 6,5 euro a settimana di alimenti ancora commestibili. Uno scandalo se si pensa, sottolinea ancora la Cia che nell’ultimo anno sono aumentate del 10% le famiglie che hanno chiesto aiuto per mangiare, per un totale di 4 milioni di persone”.
TRE GIORNI DI SPREK.O.
Nel nostro Paese, in assenza di soluzioni complessive, si affida il tutto alla buona volontà e al coraggio delle organizzazioni civiche, ma anche alla innovazione tecnologica. Sono molte le app che affrontano il tema (per avere degli esempi http://magazine.expo2015.org/cs/Exponet/it/innovazione/spreco-alimentare–si-combatte-in-un-click).
E proprio sul tema, ma non solo, vi segnaliamo che Cittadinanzattiva, in collaborazione con la CIA e il supporto della campagna Connect4Climate e di Earth Day Italia, realizzerà a Spoleto, dal 5 al 7 giugno, la II edizione della Festa per la lotta allo spreco, SPREK.O. Durante la ricca tre giorni, si alterneranno momenti di approfondimento e dibattito a workshop e laboratori gratuiti per affrontare il tema degli sprechi con un approccio pratico oltre che teorico. La Festa sarà appunto una occasione per interrogarsi sul tema degli sprechi in ambito della alimentazione collettiva, del consumo di suolo e degli edifici abbandonati, e della aderenza terapeutica, vale a dire di come evitare sprechi durante le terapie sanitarie e farmacologiche. Per maggiori informazioni e dettagli, è possibile visitare il sito www.spreko.it.
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Alessandro Cossu