Lo scivolone dell’extravergine, partono i primi esposti

epa02384960 Freshly pressed olive oil flows into a glass held by a Palestinian man at a traditional olives mill during the olive harvest season in the central Gaza Strip, on 09 October 2010. Farmers across the Palestinian territories have started to harvest their olives, with many making their own olive oil and soap for themselves and to sell it. EPA/ALI ALI

Nove esposti per pratiche commerciali scorrette presentati da Konsumer Italia all’Antitrust nei confronti delle nove aziende i cui oli extravergini sono stati declassati a semplici vergini a seguito delle analisi condotte dall’Agenzia delle Dogane per il Test. È questo il primo effetto immediato della nostra inchiesta sull’olio extravergine pubblicata sul prossimo numero in edicola da sabato 23 maggio. “Abbiamo presentato un esposto per ogni singola etichetta di olio bocciata dal panel test e risultata non rispondente ai criteri organolettici previsti dalla legge per gli oli extravergine. Ci riserviamo azioni collettive nei confronti dei produttori”, dichiara il presidente di Konsumer Fabrizio Premuti.

“Concorrenza sleale”

Insorgono anche le associazioni dei produttori olivicoli. Francesco Guglielmi è il presidente dell’Assoproli di Bari ecommenta così i risultati emersi dalla nostra inchiesta: “Un’ulteriore conferma di quel che andiamo denunciando da tempo e cioè che c’è una forte concorrenza sleale sul mercato, con oli extravergine di oliva spacciati per tali ma che non lo sono, specie da grandi marchi presenti nella Gdo”. E per tutelare il consumatore e i produttori invoca maggiori controlli: “L’invito dell’Assoproli alle istituzioni preposte a fronte di questi fenomeni ripetuti è quello di continuare a vigilare sul mercato, insistendo nella azione di controllo e di sanzione, a tutela della salute dei cittadini e nell’interesse dei consumatori”.

Più controlli

Sulla stessa linea il presidente del Consorzio produttori olivicoli del Lazio, Erino Cipriani: “I controlli sono insufficienti, noi produttori ci scontriamo con prezzi del mercato agricolo talmente bassi che siamo messi fuori gioco. L’olio extravergine deve corrispondere a determinati requisiti organolettici, tra cui un’acidità inferiore o uguale allo 0,8% e la presenza di un alto numero di polifenoli: è facile, ad esempio, far rientrare sotto lo 0,8% un olio con bassi polifenoli”. Cipriani punta il dito sul prezzo basso sullo scaffale: “In media il costo di produzione di un litro di extravergine di qualità non dovrebbe scendere sotto i 5 euro al litro. Un prezzo che al dettaglio salirà almeno a 8 euro, per arrivare anche a 9-9,50 euro a seconda della regione di provenienza e delle proprietà distintive”. Offerte a parte, se costa meno, prosegue il presidente del Consorzio laziale “è evidente che ci possono essere sofisticazioni e frodi”.

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Diffidate dei prezzi bassi

Silvia Biasotto, è la responsabile Sicurezza alimentare del Movimento difesa del cittadino: “I risultati de il Test su diversi oli confermano le preoccupazioni dei risultati di una stagione olearia difficile. Raro trovare la qualità tra gli scaffali, soprattutto se si tratta di miscele di oli comunitari o extracomunitari. Il prezzo non sembra essere una discriminante e questo non aiuta il consumatore. Certo è che sotto i 6-7 euro al litro per un 100% italiano non ci si può fidare. Al cittadino – prosegue Biasotto – non rimane che mettere in atto una vera e propria strategia per non essere ingannato: il prezzo e l’origine delle olive sono un’importante ricetta. L’olio extravergine è uno di quegli esempi dove la provenienza italiana della materia prima è infatti una discriminante importante per valutare la qualità del prodotto”.