Padelle antiaderenti, ovvero quando il pericolo corre sul fuoco. La copertina del primo numero de il Test, in edicola, è dedicata alle padelle antiaderenti con un’analisi di laboratorio condotta su 5 marchi, che ha evidenziato la cessione di un discreto numero di particelle metalliche durante la cottura. Archiviato il caso del PFOA – che ha tenuto banco negli anni passati fino alla sua messa al bando da questo tipo di tegami – il nuovo pericolo è costituito dai detriti di silicio, ferro, alluminio, titanio, zolfo che si staccano dal fondo antiaderente nel corso della cottura finendo nei cibi e da lì nel nostro organismo.
Il dibattito sulla pericolosità di queste particelle per la nostra salute è aperto: da un lato c’è la posizione di Stefano Montanari, esperto di nanopatologie e responsabile del laboratorio che ha condotto le analisi, secondo cui queste particelle possono provocare, con il passar del tempo, un’infiammazione. Dall’altro il Consiglio Nazionale delle Ricerche è più cauto nel sostenere possibili rischi. Quel che è certo è che, al netto degli unici due settori nei quali si è giunti a una regolamentazione condivisa a livello europeo, mancano studi scientifici seri e indipendenti così come norme chiare sull’utilizzo di queste particelle micrscopiche che, in alcuni casi come quello delle nanomedicine, può essere la soluzione nella cura di alcune forme tumorali.
Abbonati per leggere la versione integrale dell’articolo e scoprire le marche di padelle antiaderenti che sono state testate.