Nicolas è un bambino che ha appena iniziato la scuola primaria e che, come tanti altri nella sua condizione, più grandi o più piccoli, si ritrova senza le ore di sostegno necessarie alla sua vita scolastica. È un refrain che si ripete ogni anno, da decenni, ad ogni avvio, ma in questo autunno ancor più complicato perché alla “normalità” dell’insufficienza di insegnanti di sostegno si somma la mancanza di organico docente e non docente necessario per poter gestire la vita scolastica mentre è in corso un’emergenza sanitaria, quella scatenata dal Covid 19.
E succede così che Nicolas, dopo una settimana di scuola, è obbligato ad uscire alle 14, e non al pomeriggio, alle 16.15, come tutti gli altri alunni che frequentano la sua scuola a Roma.
“Ho ricevuto lo scorso venerdì una chiamata dalla referente per l’inclusione della scuola, durante la quale mi è stato chiesto di ritirare prima mio figlio perché non c’era la possibilità di coprire tutte le ore – racconta Claudia Rosella, la mamma di Nicolas – Io non intendo fare guerra a nessuno, perché so bene che anche la scuola, in qualche modo, è vittima di questa situazione, ma come posso far perdere una mezza giornata di scuola a mio figlio?”.
Nicolas è ipovedente, ha una disabilità sia sensoriale che psicofisica, ha un ritardo motorio e un lieve ritardo cognitivo. Alla scuola dell’infanzia era coperto per una ventina di ore: dieci sono sempre in capo alla tifodidatta: due pomeriggi usciva prima perché la clinica che lo segue programma per lui una riabilitazione. Perdere altri pomeriggi di scuola è troppo, per Nicolas come per tutti i bambini, ancor di più per quelli che hanno più difficoltà. “Per mio figlio, recuperare le ore a cui mi viene chiesto di rinunciare, è una grande fatica..”. A questa richiesta di uscita anticipata si somma, poi, anche l’assenza temporanea della tifodidatta il cui ruolo sta nell’adattare i lavori che le maestre danno alla ipovisione di Nicolas. “È in quarantena, perché è stata a contatto con un positivo..”. Il Centro regionale Sant’Alessio – Margherita di Savoia per i ciechi, da cui dipende la tifodidatta, non prevede sostituti: “Potrebbe collegarsi in dad, ma per un bambino ipovedente è molto complicato..”.
La scuola – che non siamo riusciti a raggiungere – si è giustificata con la madre di Nicolas spiegandole che sono in attesa delle nomine di docenti da parte dell’Ufficio scolastico regionale, quest’anno particolarmente in ritardo. “Non esiterò a contattarli per chiedere spiegazioni e per far capire loro se si rendono conto del danno che il bambino può subire..”.
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Difficile prevedere se otterrà risultati in tempo utile, a sentire Anief, l’associazione nazionale insegnanti e formatori che da dieci anni ormai porta avanti la campagna “Sostegno: non un’ora di meno!” attraverso la quale, pur essendo un sindacato, offre sostegno alle famiglie che ricorrono per ottenere giustizia.
“Sono iniziate le prove preselettive per far partire il nuovo concorso che specializzerà oltre 20mila insegnanti, il doppio di quanto accaduto con l’ex ministro Bussetti, ma il numero resta insufficiente”, attacca Marcello Pacifico, presidente di Anief. Le graduatorie non sono ancora definitive, a causa dei tanti ricorsi fatti, di errori materiali. “E ancora una volta l’anno scolastico inizia senza insegnanti di sostegno in cattedra”. E, anche quando ci saranno, 50mila non avranno una specializzazione. “Noi non ci stanchiamo mai di ribadire che anche tutti quelli che hanno maturato esperienza devono essere ammessi alle prove scritte, sennò resterà il problema della mancanza di specializzazione”. Purtroppo, infatti, anche questo concorso “non riuscirà a soddisfare il fabbisogno perché i corsi di specializzazione sul sostegno non sono numericamente basati sulle effettive esigenze, ma solo sulle possibilità e le capienze degli atenei che li organizzano”, spiega Pacifico. “Abbiamo anche proposto che vengano fatti on line, se questo è il problema, ma senza risultati…”. L’organico di diritto continua, quindi, ad essere inferiore alle necessità e alle certificazioni che vengono ogni anno richieste dalle famiglie. Da molto tempo.
Il presidente di Anief tocca anche il tema degli educatori di cooperative che sono di fatto figure complementari agli insegnanti di sostegno: “Se sono davvero imprescindibili, devono entrare nel contratto nazionale della scuola e negli organici effettivi, non devono lavorare come soggetti esterni”.
È per tutti questi motivi, quindi, che Anief, benché si occupi dei lavoratori della scuola come compito principale, da sempre offre sostegno alle famiglie che intendono ricorrere alla giustizia per ottenere ciò che per diritto dovrebbero avere i propri figli. “La Cassazione ha anche riconosciuto il danno esistenziale disponendo un risarcimento di 10mila euro in alcuni casi – prosegue Pacifico – Niente potrà mai risarcire il diritto all’istruzione perso, ma questo fa capire quanto sia assurda una situazione in cui lo Stato alla fine deve risarcire per errori commessi al suo interno…”.