Il glifosato? È ovunque. Perfino nelle urine degli europei.
È questa la scoperta del laboratorio specializzato BioCheck di Lepzig al quale è stata affidata l’analisi delle urine di 48 rappresentanti in Europa di 13 Stati membri. “Tutti i parlamentari europei partecipanti al test hanno fatto rilevare glifosato nelle urine”. L’esperimento a campione serviva testare – sulla scia di quanto fatto recentemente in Germania con un’altra indagine simile – quanto è diffusa la presenza delle tracce di erbicida nelle persone. A lanciare l’idea del test qualche settimana fa è stato il Verde Bart Staes, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica ma soprattutto – in questo frangente – la Commissione europea a pochi giorni dalla decisione definitiva sull’eventuale autorizzazione di utilizzo del glifosato per i prossimi anni.
I risultati sono tutt’altro che rassicuranti: la concentrazione di glifosato riscontrata in questo campione va da 0,17 e 3,5 microgrammi per litro; la media è di 1,73.
Nessuno si salva
Nessuno ‘si salva’, insomma. E ancora una volta si conferma che l’assorbimento di questa molecola da parte del corpo umano può arrivare per più strade.
A effettuare un’indagine simile su un campione di 2009 persone in Germania è stata di recente la Fondazione Heinrich Boll; lo studio, battezzato “Urinale 2015” ha rivelato un risultato che non lascia dubbi sulla diffusione della molecola: nel 99,6% della popolazione sono stati riscontrati alti livelli di glifosato, da 5 a 42 volte quelli prevedibili. Significativo che il valore riscontrato nei gruppi di giovani e di bambini risultasse doppio rispetto a quello degli altri, in media; più basso quello di chi abitualmente consuma cibo biologico; dato questo che non è emerso nel campione testato tra i parlamentari europei perché troppo piccolo numericamente per fare classificazioni per gruppi di persone dettagliate. Tuttavia, ciò che l’esperimento rivela è che i cittadini sono ‘virtualmente’ tutti contaminati da glifosato.
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Far finta di niente sarebbe irresponsabile
Oggi, l’analisi compiuta dal laboratorio di Lepzig dice esattamente la stessa cosa: “Il risultato di questa azione simbolica e politica chiarisce che l’onnipresenza di una sostanza sospetta cancerogena è un problema per le nostre società e per tutti i cittadini”, il commento di Staes. Che aggiunge: “I governi europei che vogliono approvare di nuovo l’autorizzazione del glifosato, la settimana prossima, il 19 maggio, sono semplicemente irresponsabili”.
Sulla stessa scia di Staes, l’eurodeputate del Movimento 5 Stelle Eleonora Evi che invia un messaggio ai parlamentari italiani, di ogni schieramento politico: “Si sottopongano tutti al test, sarebbe interessante conoscere il risultato”. Lei è una dei quattro parlamentari europei – tutti appartenenti al Movimento 5 Stelle – che hanno aderito all’iniziativa. “Una presenza così significativa del glifosato nei nostri corpi è allarmante – commenta Dario Tamburrano – È ben noto che, in linea generale, è dannosa l’esposizione continuativa a dosi anche bassissime di una sostanza tossica”, Per questo motivo, secondo Tamburrano, “in nome del principio di precauzione, gli Stati Ue devono impedire il rinnovo dell’autorizzazione proposto dalla Commissione europea”.
Accumulo pericoloso
Nella relazione prodotta a corredo dei grafici che riportano i risultati, si legge che negli ultimi 25 anni l’uso del glifosato è aumentato. Si ricorda inoltre che lo Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro), commissione dell’Oms, ha ritenuto le prove ricavate fino ad ora dagli esperimenti effettuati, sufficienti a stabilirne la probabile cancerogenicità. La genotossicità della sostanza è stata studiata da molti altri scienziati e il glifosato è stato ritrovato nell’aria, nell’acqua e nel cibo. “Circa un terzo della sostanza ingerita viene assorbita, distribuita nel corpo e secreta dai reni; due terzi restano nel tratto gastrointestinale fino all’espulsione delle feci e possono danneggiare le cellule”.