Partono domani le prime prove del “Concorsone” per assegnare 63mila cattedre in tutta Italia, in programma fino al 31 maggio. Si comincia con le prove scritte di Storia dell’arte, Liuteria e Scienze, in una situazione di caos per le decine di migliaia di esclusi che hanno fatto ricorso. Tra loro neolaureati in possesso dei requisiti per insegnare.
Le notizie che arrivano dal sindacato che più di tutti ha puntato sul ricorso, l’Anief, non sono al momento rassicuranti. Con una mail inviata a tutti i suoi ricorrenti, l’Anief ha specificato: “Tra fine aprile e metà maggio saranno discusse in Camera di consiglio presso il Consiglio di Stato gli appelli relativi all’esclusione dei docenti laureati, Itp o con diploma magistrale linguistico. Il Tar Lazio – ha continuato il sindacato – ha già comunicato che laddove dovesse intervenire, dopo la data utile allo svolgimento delle prove come da calendario Miur (minister dell’Istruzione, ndr), un provvedimento favorevole ai ricorrenti, lo stesso Tribunale amministrativo provvederà a ordinare in loro favore l’espletamento di una sessione suppletiva delle prove concorsuali”. L’unica buona notizia arriva da Trento, dove il Tar ha deciso “di ammettere, con riserva, i ricorrenti a sostenere le prove concorsuali”.
Ma non basta per alleviare l’amarezza e il disorientamento che serpeggia sulle bacheche dei social e nei forum degli insegnanti precari. “Ci tocca studiare pur sapendo che probabilmente sarà inutile” dice Carla, dottoranda di Roma, sconsolata. Lei, come tanti altri, spera che si ripeta il caso dell’ultimo concorsone, quello del 2012, in cui i ricorsi di chi non era abilitato con il Tfa o con le precedenti scuole di specializzazione (Ssis), vennero accettati permettendo a tanti neolaureati di superare le prove designate e accedere al tanto ambito posto fisso.
Questa volta ad essere arrabbiati non sono solo loro, ma anche, sull’altra sponda, I tanti insegnati precari da anni che già insegnano e rischiano di essere scavalcati dai neoabilitati. Sono soprattutto I 130mila precari di seconda fascia, ma anche i 30mila che dopo aver superato un concorso per accedere al Tfa (per cui hanno pagato almeno 2.500 euro di iscrizione), si vedono a distanza di poco tempo costretti a un altra prova da superare.
Insomma, gli oltre 97mila candidati al concorso che potrebbe cambiare il loro futuro, stanno già perdendo la pazienza per come sono costretti ad affrontare l’incertissimo presente.