Le persone che vivono a stretto contatto di cani e bovini potrebbero avere sviluppato una maggiore tolleranza all’infezione da Covid-19. Lo rivela uno studio italiano condotto dal gruppo di ricerca Covid dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, pubblicato sulla rivista dell’Istituto Pasteur di Parigi Microbes and Infection.
La ricerca, come riporta Anmvi oggi, la rivista dell’Associazione nazionale medici veterinari italiani, ha portato ad evidenziare una grande somiglianza di alcuni epitopi della proteina spike del coronavirus umano con quella del cane e del bovino, suggerendo dunque l’ipotesi – tutta ancora da dimostrare – che l’esposizione a questi animali domestici possa dotarci di difese immunitarie ‘naturali’, in grado di attenuare i sintomi di un’eventuale infezione da Covid-19.
Gli autori concludono: “Gli animali hanno avuto un ruolo critico in questa epidemia e in questa evoluzione. Riconosciuto il loro ruolo fondamentale come serbatoio di virus, potrebbero però agire anche come ‘benefica’ fonte di particelle di virus immunostimolanti, fornendo così uno scudo contro la SARS CoV-2 in circolazione”. Questa ipotesi di lavoro preliminare potrebbe portare in futuro a nuovi trattamenti e vaccini, ma anche a nuovi approcci diagnostici.