Dopo aver cancellato, dichiarandolo inammissibile, il tanto auspicato slittamento della fine del mercato tutelato al 2022, la presidente del Senato Casellati, ha dichiarato innammissibile anche l’emendamento alla manovra che disciplinava il mercato della Cannabis light, stabilendo una soglia dello 0,5% per considerarla legale. Con grandi applausi da parte dei banchi del centrodestra e aspre polemiche da parte di quelli dei 5 Stelle.
Il più duro è stato Giuseppe Brescia (M5S), presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera e componente dell’intergruppo parlamentare per la legalizzazione della cannabis. Brescia ha addirittura chiesto le dimissioni del presidente del Senato: “La norma sulla canapa avrebbe comportato un gettito aggiuntivo per il bilancio dello Stato e solo motivi extraistituzionali giustificano la decisione della presidente del Senato Casellati. Dovrebbe dimettersi perché di inammissibile c’è solo il suo comportamento”.
E ha continuato: “La nostra battaglia non si ferma certo qui. Agricoltori e imprenditori meritano chiarezza e non la folle ostilità di chi, come Fega, Fi e FdI, a parole sostiene occupazione e crescita, ma con i fatti dimostra solo ignoranza e furia ideologica mettendo in ginocchio un settore che impiega 10mila persone per un giro d’affari pari a 150 milioni di euro”, aggiunge il pentastellato.