Coca Cola ha ammesso di aver speso più di 132 milioni di dollari in 5 anni per finanziare attività di ricerca. A riportare la notizia sui media statunitensi l’Associated press che mette in fila, una ad una, le iniziative finanziate dalla multinazionale. Si tratta di progetti con l’unico scopo di negare il rapporto tra bevande analcoliche e obesità. Tra questo il più noto, per l’entità del finanziamento – un milione di dollari – è la creazione della Bilancia Global Energy messa a punto dall’Università del Colorado. La campagna si era impegnata a diffondere il messaggio secondo cui sono stati i mezzi di comunicazione, e non la scienza, ad aver collegato il problema dell’obesità agli alimenti ad alto contenuto calorico, dichiarando che non vi è “virtualmente alcuna prova convincente che, di fatto, è questa la causa”. Sono bastati un paio di mesi e poi è venuto fuori il coinvolgimento della multinazionale nella creazione di quel messaggio: a fine 2015, la Bilancia Global Energy ha chiuso i battenti.
Non è la prima volta che l’Associated Press svela il legame tra i big dei soft drink e il finanziamento di ricerche scientifiche fintamente indipendenti a dimostrazione del fatto che le grandi aziende non accettano di buon grado l’accusa di causare l’obesità con le loro bibite super zuccherate. Eppure, il nesso di causa-effetto è lampante: nel numero in edicola di Test-Salvagente abbiamo dedicato un ampio approfondimento alle aranciate evidenziando una sproporzionata quantità di zucchero – in media 24 grammi in 200ml di bibita – rispetto a quella di succo d’arancia – 24 millilitri.