L’Italia è contraria al rinnovo dell’autorizzazione al glifosato, l’erbicida più usato al mondo. Lo hanno annunciato i ministri Maurizio Marina e Beatrice Lorenzin sostenendo che il governo italiano sta lavorando anche a un «Piano nazionale glifosato zero» a prescindere dagli esiti del confronto europeo che si avvia oggi presso il comitato permanente sui fitofarmaci. Tre i pilastri del piano: implementazione della rete di monitoraggio dei residui di Glifosate su tutto il territorio nazionale, introduzione di limitazioni al suo impiego nell’ambito dei disciplinari che permettono l’adesione volontaria al sistema di qualità nazionale produzione integrata e definitiva eliminazione del Glifosate dai disciplinari di produzione integrata entro l’anno 2020.
Il Comitato permanente europeo per i prodotti fitosanitari è chiamato infatti ad esprimere il proprio parere sulla base delle valutazioni presentate dai diversi Istituti ed autorità competenti. Il parere dell’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) sulla pericolosità del glifosato ha smentito la valutazione dello Iarc (Istituto per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ) che aveva definito, nel mese di marzo 2015, il diserbante come probabilmente cancerogeno per l’uomo.
Il parere dell’Efsa è stato contestato, oltre che dallo stesso Iarc, da una rilevante parte del mondo scientifico internazionale e dalle Organizzazioni non governative europee impegnate nella difesa dei consumatori e dell’ambiente, perché l’Agenzia europea non avrebbe tenuto in considerazione numerosi studi scientifici pubblicati da riviste internazionali, ma basato la sua valutazione essenzialmente su studi in gran parte mai pubblicati, forniti principalmente dalle stesse multinazionali che producono e commercializzano il glifosato.
Se fino a qualche settimana fa il rinnovo dell’autorizzazione sembrava scontato, oggi non lo è tant’è che il commissario Ue alla salute, Vytenis Andriukaitis, ha fatto un passo indietro annunciando che l’autorizzazione potrebbe essere concessa per 8-10 anni, anziché 15.
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