È boom di catene dentistiche low cost in Italia. Il numero degli esercizi è più che raddoppiato in tre anni da 214 del 2012 a 560 nel 2015, mentre le insegne sono aumentate del 50% in due anni, da 24 nel 2013 a 35 nel 2015. È quanto emerge da un’analisi della società di ricerche di mercato Key-Stone anticipata dall’Ansa. Il trend di crescita dei network odontoiatrici è costante e lo sarà anche nei prossimi mesi. Roberto Rosso, presidente di Key-Stone, prevede infatti che “una vera impennata nel 2016-2017, salvo un eventuale blocco provocato dagli emendamenti al ddl Concorrenza in discussione al Senato”.
Ma nonostante questo (o proprio per questo successo) è divampata la polemica con i dentisti “tradizionali”. E al Senato è polemica sugli emendamenti al Ddl Concorrenza proposti dall’Associazione Nazionale Dentisti Italiani (Andi). Se approvati, obbligheranno gli studi dentistici organizzati in società di capitale ad avere almeno i due terzi dei soci iscritti all’Albo degli odontoiatri, come avviene per tutte le società tra professionisti. Un regalo ai professionisti o una tutela per i consumatori?
In molti giurano sul primo motivo e affermano che sarebbe bastato la previsione – dello stesso emendamento – che le cliniche odontoiatriche debbano avere un direttore sanitario iscritto al relativo Ordine professionale.
“Si tratta di un evidente tentativo di ridurre le cliniche odontoiatriche, le catene dentali, e, per questa via, impedire la concorrenza e ostacolare l’abbassamento dei prezzi, in un settore dove, in assenza di una serio servizio pubblico, i consumatori sono già costretti ad andare nel privato pagando parcelle intollerabili o, in alternativa, a rinunciare alle cure o rivolgersi all’estero” ha dichiarato Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori.
L’11 febbraio è stata inviata, alla Commissione Industria del Senato e alle più alte cariche dello Stato, una relazione commissionata da un gruppo di aziende dell’odontoiatria di capitale. “Gli emendamenti proposti da Andi sono illegittimi sotto il profilo giuridico – si legge nel documento – mirano, infatti, a limitare l’attiva di impresa”.
Tra i motivi di scontro, anche la richiesta dell’Andi che le società rispondano di danni al paziente per lo stesso arco di tempo del dentista iscritto all’albo, mentre oggi se falliscono non sono chiamate a rimborsare. In questo caso, secondo il documento, “la soluzione è introdurre sia per dentisti che per società l’obbligo di assicurazione”.