L’assemblea dei soci del gruppo svedese del tessile low cost H&M ha bocciato la risoluzione promossa dalla Campagna Abiti Puliti e presentata da una minoranza di azionisti critici che chiedeva salari più dignitosi per gli 850mila lavoratori della filiera del gruppo in Cambogia, India, Turchia e Bulgaria.
La decisione è stata preceduta dalla consegna all’amministratore delegato di H&M di ben 180mila firme consegnate, poche ore prima dell’assemblea degli azionisti, a Karl-Johann Persson e dalla responsabile della sostenibilità Anna Gedda con la quale la Campagna Abiti Puliti chiedeva di adeguare la paga dei dipendenti come promesso dallo stesso vertice del gruppo (l’azienda smentisce però di aver preso un simile impegno).
La risoluzione presentata come riporta il portale Valori chiedeva “che tutti i profitti realizzati nel 2018 dal gigante internazionale della moda fossero destinati a un fondo speciale, da mantenere ‘in vigore fino a quando i salari dei lavoratori non fossero almeno pari al livello di un salario vivibile‘”.
Un’occasione persa per Deborah Lucchetti, portavoce della Campagna Abiti Puliti perché “la creazione di questo fondo avrebbe reso H&M finalmente all’altezza della sua responsabilità di rispettare i diritti umani nella sua catena di fornitura, almeno in termini di salari”.