Quando acquistiamo una lampadina o un elettrodomestico, ormai, abbiamo fatto l’abitudine a scegliere un prodotto ecologico e che ci fa risparmiare. Spendiamo un po’ di più al momento dell’acquisto, ma ci assicuriamo un risparmio nell’utilizzo.
E se non fosse così? Se quanto indicato in etichetta in termini di efficienza energetica fosse del tutto fuorviante? Il sospetto, confortato dai dati forniti da alcuni Stati membri, lo nutre la Commissione europea che ritiene che i produttori di elettrodomestici stiano piegando a loro favore la normativa Ue Ecodesign ed etichetta energetica per sovrastimare le performance di efficienza dei loro prodotti.
Niente di illegale, perché si attengono a norme di legge, ma un’interpretazione distorta che sa tanto di inganno ai danni dei consumatori.
“Una pratica ingannevole che fa aumentare di circa 2 miliardi all’anno le bollette dei consumatori europei” ha spiegato a Repubblica.it Davide Sabbadin, responsabile Efficienza energetica di Legambiente.
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AL CONFINE CON L’ILLEGALITÀ
In pratica, le aziende sospettate del raggiro starebbero sfruttando una norma certamente destinata non a loro ma ai laboratori pubblici che effettuano test di controllo sui loro prodotti. La norma, cioè, che ammette – nei test di laboratorio – la cosiddetta “tolleranza tecnica”, consistente in una variazione massima del 10% nei risultati delle verifiche.
I produttori, dunque, per stare entro questo margine (e dunque nei parametri di legge) ricorrerebbero nelle loro produzioni a materiali o tecnologie più economiche che peggiorano le prestazioni dei loro prodotti guarda caso proprio di circa il 10%.
Nessuna illegalità conclamata, dicevamo, perché questa variazione percentuale coincide proprio con la “tolleranza tecnica” ammessa nei test pubblici. E questo certamente non sfugge agli scaltri produttori.
LA RIFORMA DIMENTICATA IN UN CASSETTO
A risolvere la situazione e dettare regole più rigorose ci dovrebbe pensare la riforma delle normative sul risparmio energetico cui la Commissione Europea sta lavorando dal 2012 ma che purtroppo si è impantanata negli uffici europei.
La riforma dovrebbe intervenire proprio per abbassare le soglie dei test di tolleranza.
Secondo Davide Sabbadin, le tecnologie dei test si sono evolute molto nel corso degli anni e il margine di errore ormai non può superare il 2-3%. Insomma, urge un aggiornamento delle regole.
LA “MEZZA” RIFORMA PER LE LAMPADINE
Solo per le lampadine qualcosa è stato fatto, nel 2012, con l’abbassamento dei limiti di tolleranza energetica.
Purtroppo però l’intervento non ha riguardato la diversa dichiarazione dei lumen e dei watt sulla confezione. È ancora Sabbadin a spiegare a Repubblica.it il limite della riforma: “pur abbassando la classe energetica delle loro lampadine da C a D, la categoria in assoluto peggiore in base alla nuova etichetta energetica europea, molte aziende non hanno cambiato in senso peggiorativo né la potenza né i lumen riportati sulla confezione, che rimangono quelli di prima. In definitiva, l’efficienza energetica reale del prodotto è più bassa rispetto a quella indicata in etichetta”.