“Sappiamo per esperienza che i più gravi reati alimentari, in special modo quelli legati al settore dell’olio, vengono scoperti grazie alle indagini penali. Ora lo schema di decreto legislativo, che prevede disposizioni sanzionatorie in caso di violazioni del regolamento Ue 29/2012 sulla commercializzazione degli oli di oliva, sottoposto a parere parlamentare dal governo prevede solo sanzioni amministrative. A prescindere dal fatto che è in contraddizione con il progetto di riforma dei reati penali agroalimentari elaborato dalla Commissione Orlando da me presieduta, è sicuramente una linea di difesa più debole degli interessi dei consumatori e del made in Italy “. Con Gian Carlo Caselli, che è anche presidente dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricolutra e sul sistema agroalimentare promosso dalla Coldiretti, cerchiamo di capire quanto è importante che il contrasto delle frodi in un settore delicato come quello dell’olio resti anche in ambito penale.
Il rischio di colpo di spugna
Con lo schema di decreto legislativo (atto 248 ora all’esame del Senato) il governo intende sostanzialmente depenalizzare il reato di contraffazione del made in Italy: chi dichiara in modo fraudolento in etichetta “Olio 100% italiano” oggi compie un reato, mentre se venisse approvato così com’è stato presentato dall’esecutivo il decreto legislativo verrebbe punito con una semplice sanzione amministrativa fino a 18mila euro. Tutto questo in un momento nel quale il mondo dell’olio è stato scosso da importanti inchieste nelle quali si ipotizza innanzitutto la frode in commercio: sia in quella scaturita dal falso extravergine – l’inchiesta condotta dal procuratore di Torino Raffaele Guariniello partita a seguito delle analisi del Test-Salvagente – sia nell’inchiesta diretta dall’Antimafia di Bari che ha portato al sequestro da parte del Corpo forestale dello Stato di oltre settemila tonnelate di falso olio made in Italy, proveniente in realtà da paesi extracomunitari come Siria, Marocco, Tunisia e Turchia.
“Rafforzare non rendere più deboli le tutele”
“Le indagini sulle più gravi frodi alimentari dell’olio – aggiunge il presidente Caselli – hanno dimostrato la centralità delle investigazioni penali per reprimere questo tipo di illeciti”. E i lavori della Commissione Caselli sulla riforma dei reati agroalimentari vanno proprio nella direzione di rafforzare queste tutele. “Ci sono condotte – spiega l’ex procuratore di Palermo e Torino – che per la loro particolare rilevanza e gravità non si possono punire con una semplice sanzione amministrativa. La Commissione da me presieduta ha individuato delle fattispecie per le quali la tutela penale è fondamentale: l’articolo 517 del progetto di riforma del codice penale che punisce la vendita di alimenti con segni mendaci, aggravata (517 bis) dai falsi documenti di trasporto oppure se il fatto viene commesso nell’ambito della Grande distribuzione organizzata o se coinvolte i prodotti biologici; la contraffazione che riguarda la denominazione d’origine protetta (517 quater del progetto di riforma); e infine il reato di agropirateria (517 quater.1, del progetto di riforma): questi nuovi reati sono tipicamente fattispecie nelle quali la tutela deve rimanere nell’ambito penale”.
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