“Il glifosato è il nemico perfetto per le organizzazioni non governative e attivisti che rifiutano l’agricoltura moderna”. A dirlo è Werner Baumann, ceo della Bayer che la scorsa estate ha acquistato la Monsanto – la multinazionale che ha fondato gran parte della sua ricchezza sul RoundUp, l’erbicida che contiene il glifosato. Secondo Baumann, nella crociata anti-glifosato c’è una strategia: demonizzandolo, le associazioni ricevono più sostegno e quindi donazioni. Niente sulla pericolosità del glifosato che – come è noto – è stato classificato come probabile cancerogeno dalla Iarc. Baumann continua nella difesa dell’erbicida – che ha già causato la morte di Fabian Tomasi, l’agricoltore simbolo della lotta al glifosato  – sostenendo che “è necessario per sfamare l’umanità ”. Nell’elogiare l’erbicida, Baumann ha espresso parole di apprezzamento anche per il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump definendolo “un fedele cliente Bayer”: il presidente, infatti, prende ogni giorno l’aspirina, un farmaco Bayer.
Monsanto deve affrontare circa 8700 denunce negli Stati Uniti di presunte vittime del glifosato. Già in estate un tribunale di San Francisco ha condannato la multinazionale americana a pagare quasi 290 milioni di dollari a un giardiniere che per due anni ha massicciamente usato due dei suoi pesticidi a base di glifosato: il Roundup e il Ranger pro. L’uomo è affetto da un cancro del sistema linfatico e la giuria popolare ha concluso che è l’uso di questi prodotti contenenti glifosato è stato all’origine della sua malattia.