Ci risiamo. Dopo 5 anni la memoria torna a un caso che aveva sconvolto tutta Europa e prodotto, solo in Italia, 1.300 casi di epatite A.
Tredici persone in Svezia, infatti, sono state infettate dal virus dell’epatite A legato alle fragole congelate, ancora una volta – come nel 2013 – provenienti dalla Polonia. L’Agenzia per la sanità pubblica svedese (Folkhälsomyndigheten), l’Agenzia alimentare nazionale (Livsmedelsverket) e le autorità locali hanno immediatamente individuato la fonte dell’infezione dal momento che tutti i casi avevano in comune frullati o dessert contenenti fragole importate congelate che non erano state riscaldate prima del consumo.
L’analisi del lotto di fragole proveniente dalla Polonia – che non è stato venduto direttamente ai consumatori ma è servito come materia prima di frullati e dessert – ha dimostrato che contenevano lo stesso tipo di virus dell’epatite A, genotipo 1B, che ha contagiato le vittime.
Le fragole surgelate sono state vendute da un’azienda polacca a un grossista in Svezia. Il grossista li ha venduti a vari ristoranti. Attualmente il sospetto è che ci siano ancora lotti contaminati in circolazione.
Cos’è l’epatite A
Il virus dell’epatite A viene trasmesso attraverso l’ingestione di cibo e acqua contaminati o attraverso il contatto diretto con una persona infetta, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità . Chiunque non sia stato vaccinato o precedentemente infetto può essere infettato. Il periodo di incubazione è solitamente di 14-28 giorni. I sintomi vanno da lievi a gravi e possono includere febbre, malessere, perdita di appetito, diarrea, nausea, disturbi addominali, urine scure e un ingiallimento della pelle e del bianco degli occhi.
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Cosa fare
Ovviamente ci auguriamo che non torni l’allerta europeo che solo in Italia aveva prodotto 1.300 casi epatite A. Non è però semplice circoscrivere l’allerta perché, in teoria, potrebbero essere a rischio anche i prodotti che utilizzano fragole non lavorate. Il virus dell’epatite A è in grado di resistere in cibi e superfici contaminate per diversi anni a temperature di -20°C. Per questo il rischio si potrebbe nascondere anche in alimenti che ne prevedono l’uso come ingrediente. E che non hanno subito cottura. Tra questi:
– yogurt (con fragole)
– torte (guarnizione)
– pasticcini (guarnizione)
– gelato (al gusto di)
– frullati (al gusto di)
-centrifughe (con i frutti)
Il virus si rivela molto debole nei confronti della cottura. A 100° bastano 3 minuti per distruggerlo. E questo mette al sicuro i prodotti che contengono derivati da frutti di bosco, ottenuti con la cottura degli stessi. Come:
– marmellate
– snack e merendine farcite
– gelatine
– salse
– creme
– pasticcini ripieni
– succhi di frutta (pastorizzati a lunga conservazione)