L’Intergruppo parlamentare No Ceta, costituitosi la scorsa legislatura e composto da deputati e senatori di tutti gli schieramenti, in una nota ha chiesto pubblicamente al vice premier e ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, di far sospendere la firma del Trattato di libero scambio Ue-Giappone (Jefta) e di riferire in Parlamento su un via libera rilasciato senza adeguata consultazione. Gli effetti dell’accordo di libero scambio sono soprattuto legati al settore alimentare e alla sicurezza visto che, per fare un solo esempio, a legge nipponica ammette un residuo fino al 5% mentre in Europa europa è consentito fino allo 0,9%.
“La Campagna Stop Ttip/Stop Ceta – dal canto suo – si associa alla richiesta e rilancia la proposta di un incontro con il ministro per ribadire le proprie preoccupazioni sugli effetti a catena di una eventuale approvazione del Jefta”.
Ecco il comunicato dell’Intergruppo al quale aderiscono parlamentari di tutti i gruppi presenti in Parlamento:
“Abbiamo appreso da un’intervista del Vice Premier di Maio, che il Governo Italiano abbia dato il via libera alla ratifica del trattato di liberalizzazione commerciale tra Unione Europea e Giappone. È un atto che ci sembra contraddittorio con gli impegni presi in campagna elettorale da ciascuno di noi e dall’on Luigi Di Maio. Il trattato è stato negoziato, come al solito, nella più completa opacità e senza alcun coinvolgimento del Parlamenti nazionali.
Dall’intervista citata, apprendiamo che il Governo Italiano, insieme alla ratifica, intende fare ‘osservazioni con condizioni precise che riguardano agricoltura, piccole imprese e una serie di interventi necessari’. Le eventuali osservazioni sarebbero tuttavia completamente irrilevanti: il trattato, una volta sottoscritto, si applica nella versione negoziata e condivisa.
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Chiediamo al Vice Presidente Di Maio di impegnare il Governo Italiano a intervenire per far sospendere la firma tra Commissione Europea e Governo giapponese, prevista per il 17 luglio, e a riferire al più presto in Parlamento al fine di consentire, nella trasparenza di una discussione pubblica, la definizione di un mandato chiaro al governo”.