Le cronache riportano periodicamente di indagini e arresti legati alle agromafie, termine utilizzato per indicare gli interessi dei clan nel campo agroalimentare, ma l’indagine che ha portato al sequestro di beni per 45 milioni di euro nel Ragusano è senza precedenti: la criminalità organizzata ha messo le mani anche nel mercato degli imballaggi dell’ortofrutta. La Guardia di Finanza di Catania ha sequestrato attività commerciali, immobili, autovetture e disponibilità finanziarie, a Giombattista Puccio, detto “Titta U Ballerinu” per via della sua accertata appartenenza sia alla “Stidda” che al clan di “Cosa Nostra”.
L’indagine
Puccio, attualmente detenuto presso il carcere di Siracusa – è stato destinatario del provvedimento di custodia cautelare personale perché “ritenuto responsabile della creazione di un vero e proprio “cartello mafioso di imprese” che ha assunto il dominio del settore degli imballaggi nel territorio di Vittoria”. Va ricordato che il mercato ortofrutticolo di Vittoria è uno dei maggiori d’Italia per giro d’affari. “Tale controllo del settore – scrive la Procura – è originariamente avvenuto con il ricorso alle tipiche modalità dell’agire mafioso, caratterizzate dal sopruso e dall‘intimidazione: le aziende di puccio, poi, divenute leader nel settore della produzione degli imballaggi per prodotti ortofrutticoli grazie alla riconosciuta appartenenza dei loro titolari all’organizzazione mafiosa, hanno estromesso le aziende concorrenti che non si piegavano alle condizioni imposte, assumendo in tal modo il controllo dell’intera filiera commerciale”.
L’intimidazione alla base di tutto
Tale modo di agire è stato confermato anche dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia secondo le quali: da decenni il mercato degli imballaggi di Vittoria è in mano a imprese mafiose che, attraverso l’opera diretta degli affiliati al clan Dominante-Carbonaro, impongono agli operatori del settore – con la forza dell’intimidazione e senza ricorrere, quasi mai, all’uso della violenza – l’acquisto di cassette di plastica per l’ortofrutta da aziende conniventi a loro riconducibili; le aziende che non accettano tali condizioni vengono tagliate fuori dal mercato. Secondo la Procura, proprio in tale sistema affaristico, che ha asfissiato ogni libera iniziativa economica, Puccio stabiliva i prezzi di vendita ripartendosi gli utili con gli altri sodali. Prezzi gonfiati che indirettamente finivano per pesare sul costo dei prodotti e quindi sulle tasche dei consumatori.