I prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani nei territori occupati in Cisgiordania e venduti nei paesi dell’Unione Europea dovranno presentare un’etichetta diversa da quelli “made in Israele” e per questo il prossimo 11 novembre l’Ue diffonderà una nota interpretativa che chiarirà alcuni aspetti della nuova etichettatura.
L’Unione europea ne fa esclusivamente una questione di correttezza nei confronti dei consumatori i cui diritti sarebbero ora violati. Di diverso avviso il governo del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu secondo cui l’etichettatura ha lo scopo di boicottare i prodotti israeliani con un danno enorme per l’economia del paese.
Si tratta essenzialmente di prodotti agricoli, frutta (pompelmi) e verdura in primis, provenienti dai territori che l’Unione Europea ritiene siano occupati illegalmente: questi non potranno più riportare la dicitura “made in Israel” che dovrà essere sostituita con una che indica più chiaramente la provenienza e la zona di coltura. Per sapere quale sarà la formula scelta, bisognerà attendere le linee guida europee il cui contenuto è strettamente top secret. Quel che si sa è che dovranno fare chiarezza su molti punti, ad esempio su chi ha la responsabilità del labeling: se il produttore israeliano o l’importatore europeo.