“Non creiamo allarmismi che non ci sono”. Il ministro della Salute ha commentato così la classificazione della Iarc che ha inserito gli insaccati nella lista 1 tra le sostanze cancerogene per l’uomo e la carne rossa nel gruppo 2 A tra i probabili cancerogeni. La ministra ha continuato sostenendo che “è stato presentato un sunto su una rivista scientifica (The Lancet Oncology) a cui è stato dato una rilevanza mondiale, senza però avere noi (il ministero ndr) il testo completo della ricerca. Questo studio ci verrà consegnato nella seconda metà del 2016”. In realtà, la Lorenzin sta sottovalutando il secondo allarme: non è la prima volta, infatti, che l’Agenzia si sofferma sui rischi di un eccessivo consumo di manzo, vitello, maiale e agnello. Dieci anni fa la ricerca Epic (European prospective investigation into cancer and nutrition) condotta in 10 paesi europei, compresa l’Italia, attraverso 23 centri coordinati dalla Iarc era giunta alla stessa conclusione.
Veronesi: non ignorare le raccomandazioni
Di tutt’altro avviso l’oncologo Umberto Veronesi che a il Test ha detto: “Sicuramente chi si occupa di salute pubblica non può ignorare le raccomandazioni IARC. Ad esempio le mense scolastiche non potranno non ridurre la presenza di carne rossa nei menu. Io suggerirei di affiancare ogni intervento, soprattutto nelle scuole, con azioni di educazione al valore etico del cibo e sul valore di un consumo alimentare responsabile. Da vegetariano convinto poi spiegherei che la carne non è un alimento sostenibile per il Pianeta . Oltre ad essere dannosa per la salute come ora sappiamo con certezza”.
A tavola, meglio utilizzare il buon senso
Sulla quantità massima oltre la quale il consumo di carne rossa e insaccati diventa pericoloso, Veronesi spiega: “Dobbiamo utilizzare il buon senso. Io consiglio di limitare al massimo il consumo sia di carne lavorata che di carne fresca e di prediligere la dieta mediterranea basta su vegetali , pasta , pesce, olio d’oliva. Gli esperti hanno dato delle indicazioni pubblicate su The Lancet Oncology : il consumo di 50 grammi di carne lavorata al giorno aumenta il rischio di cancro al colon del 18% e il tasso sale all’aumentare della quantità. Se invece si consumano 100 grammi al giorno di carne rossa fresca, il rischio aumenta del 17%. Si tratta però di quantità che servono più alle statistiche che ai cittadini. In sostanza ora abbiamo il corpus scientifico per affermare che il consumo di carne rossa aumenta il rischio di sviluppare un tumore del colon, come già avevamo rilevato dagli studi di osservazione delle popolazioni”.
Per prevenire, meno cibo e zero fumo
L’alimentazione – continua Veronesi – conta moltissimo nella prevenzione per l’insorgenza dei tumori, perché attraverso ciò che mangiamo immettiamo nel nostro organismo sostanze tossiche presenti nell’ambiente, che sono nocive anche se respirate ma lo sono molto di più se ingerite. Non a caso la prima regola per ammalarsi meno di cancro è mangiare meno. C’è anche un fattore positivo che rende l’alimentazione un elemento centrale nella prevenzione : il cibo può infatti contenere anche sostanze che ci proteggono dall’ insorgere del cancro. Questi fattori protettivi sono contenuti in vari tipi di frutta e verdura e si attivano contro la formazione di determinati tipi di tumore. Altro fattore importante per la prevenzione oncologica è il no al fumo. Con un’alimentazione parca e corretta, prevalentemente vegetariana, e senza sigarette – conclude l’oncologo – il cancro sarebbe una malattia rara.