“Ma io ho già pagato con l’aumento!”. La lettrice del Salvagente, Angela Rovere risponde così alla notizia della decisione dell’Antitrust di sospendere in via cautelare i rialzi delle bollette telefoniche, decise dai maggiori operatori in seguito al ritorno alla fatturazione mensile. Angela, infatti, non è incorsa in un disguido, ma è una cliente di Tim, l’unico tra i gestori che aveva anticipato il cambio di tariffazione, con un incremento dell’8,6% sulla bolletta, ben un mese prima della scadenza massima: il 5 aprile.
Tim ha anticipato di un mese
Così, mentre lo stop dell’Autorità della concorrenza e del mercato è arrivato prima che Fastweb, Wind-Tre, e Vodafone alzassero i prezzi, Tim sul mobile aveva dato tempo fino al 5 marzo per cambiare operatore senza costi, e avvertito che la prima bolletta successiva avrebbe contenuto i rincari annunciati. E così è stato: “Io ho pagato 16,29 euro invece che 15 euro” dice Angela Rovere. E come lei milioni di altri utenti di Tim mobile (mentre per i contratti su fisso Tim, il diritto di recesso era previsto fino al 31 marzo).
Il grattacapo dei rimborsi
Così l’ex monopolista si trova a dover fronteggiare due problemi spinosi: uno, condiviso con gli altri grandi operatori, relativo all’accusa dell’Antitrust di aver fatto cartello per stabilire un aumento concordato di prezzo in percentuale, e l’altro che rimane solo suo: se, come e quando rimborsare quell’8,6% in più sulla bolletta già sottratto ai propri utenti mobili. Il Salvagente ha girato la domanda alla compagnia, ma non ha ancora ricevuto risposta. Non c’è da dubitare, infatti, che nonostante si stia parlando di pochi euro, i consumatori li rivorranno giustamente indietro, insieme agli indennizzi per i giorni “rubati” fino ad oggi con le bollette a 28 giorni, per i quali i clienti di telefonia mobile dei maggiori gestori dovranno aspettare il pronunciamento del Tar a fine ottobre.