L’avevano promesso e l’hanno fatto: Federconsumatori e il Cnpav, il Comitato nazionale pendolari alta velocità, ricorrono al Consiglio di Stato dopo la bocciatura del Tar del Piemonte sulla questione degli abbonamenti ai treni dell’Alta velocità che invece Trenitalia non vuol riconoscere. E per finanziare l’azione legale verrà lanciata una raccolta fondi ad hoc: “Riteniamo sia inammissibile che l’Alta velocità costruita con i soldi dei contribuenti e dei lavoratori voglia trasformarsi da un servizio di pubblica utilità a un servizio di èlite a cui i lavoratori rischiano di non poter più accedere”
Un lungo braccio di ferro
La battaglia legale era iniziata quasi due anni fa quando Trenitalia decise di introdurre per i pendolari abbonati l’obbligo della prenotazione del posto, per evitare il “sold out” negli orari di punta e su tratte come la Torino-Milano frequentate da lavoratori. L’azienda aveva addirittura avanzato l’ipotesi di mettere un tetto all’emissione degli abbonamenti, se non addirittura di non venderli più. Una scelta che, tra l’altro, Ntv per Italo ha già fatto da tempo eliminando gli abbonamenti. Una soluzione simile significherebbe per i pendolari un esborso economico pesantissimo. Da qui sono partite le proteste, finite con il ricorso al Tar che si è pronunciato in modo “pilatesco” nel novembre scorso.
Verdetto “pilatesco”
In sostanza il Tribunale amministrativo del Piemonte ha sostenuto che l’Alta Velocità è “un servizio di pubblica utilità” ma non è un “servizio di interesse economico generale”. Pertanto l’accesso ai treni super veloci da parte dei pendolari non può essere “agevolato” in alcuna maniera, tantomeno per quanto riguarda gli abbonamenti. Il Tar del Piemonte, respingendo due opposti ricorsi – contro la delibera dell’Autorità dei trasporti che pur stabilendo delle garazie non prevede però l’obbligo degli abbonamenti – presentati uno da Trenitalia e l’altro da Federconsumatori e dal Comitato pendolari Alta Velocità, ha ribadito che l’accesso dei pendolari ai treni super veloci non può essere “aiutata”. Ora la prossima fermata è al Consiglio di Stato: e i pendolari si rimettono in marcia.