“Un intervento che imponga a tutte le banche di restituire gli interessi indebitamente pagati dal 2014, che possono ad oggi essere stimati in circa 4 miliardi di euro”. Questo chiede Alessandro Mostaccio, segretario generale Movimento Consumatori, impegnato in un convegno organizzato a Roma dal titolo“La nuova disciplina degli interessi bancari: la fine dell’anatocismo?”.
La stima è impressionante e di certo la campagna Stop Anatocismo di MC trova ulteriori conferme nelle aule dei tribunali italiani (con recentissime ordinanze, i giudici di Milano e Biella hanno confermato gli ordini inibitori cautelari inflitti a Unicredit, Fineco e Banca Sella in primo grado).
Ma che il tema “anatocismo” sia tutt’altro che sopito lo dimostra l’animato dibattito che si è svolto in occasione del convegno, cui erano presenti, tra gli altri, l’onorevole Francesco Boccia, del Pd, presidente della V Commissione Bilancio, tesoro e programmazione della Camera dei Deputati, noti giuristi e alcuni esponenti del mondo delle associazioni dei consumatori, e in cui si è discusso del divieto di anatocismo e della nuova disciplina proposta nella bozza di delibera del Cicr (Comitato Interministeriale del Credito e del Risparmio). La bozza è tuttora in discussione (fino al 23 ottobre) e i giudizi sul suo contenuto sono contrastanti.
Secondo le associazioni dei consumatori, in particolare, se la delibera vuole davvero garantire i cittadini deve essere modificata. C’è un’ombra, infatti, su quella che ormai dovrebbe essere una certezza acquisita, ovvero il divieto di anatocismo: nella bozza del Cicr l’anatocismo sembrerebbe rientrare dalla finestra nel sistema che lo ha appena espulso.
Una norma presente nella proposta stabilisce infatti che gli interessi (attivi e passivi) diventano esigibili trascorsi sessanta giorni. La relazione di Bankitalia che accompagna la bozza spiega che “definire un congruo periodo per l’esigibilità degli interessi equivale a contemperare le esigenze delle parti creditrice e debitrice. Si ritiene congruo che un periodo minimo, di regola non inferiore a sessanta giorni, potrebbe decorrere dal ricevimento dell’estratto conto”. Trascorso questo breve lasso di tempo, insomma, il cliente può autorizzare l’addebito degli interessi sul conto o sulla carta. Ma così la somma addebitata diventa sorte capitale e genera interessi. E suona tanto di bluff. Un modo per salvare l’anatocismo dall’abolizione.
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L’onorevole Boccia, che di fatto è il padre della riforma dell’art. 120, cioè dell’abolizione dell’anatocismo non nasconde le sue perplessità sulla bozza di delibera: “Di certo parteciperò alla consultazione e prima del 23 ottobre indicherò la mia posizione a Bankitalia. Un dato acquisito è comunque che non ci sarà più la capitalizzazione trimestrale degli interessi, ma solo annuale. Certo, si poteva fare di meglio, ma adesso il tema vero è un altro ed è legato all’applicazione della nuova norma”. Tra i rischi emersi nel convegno l’applicazione “retroattiva”: la quota interessi maturata nel 2015, che fine farà dal 1 gennaio 2016? Verrà stornata e andrà su un altro conto? Può essere una soluzione, ma non c’è alcuna certezza sul punto.
Sulla bozza di delibera del Cicr, la posizione del Movimento Consumatori è ferma nel sostenere che agli interessi di mora deve applicarsi il divieto di anatocismo. In particolare l’associazione giudica negativamente le convenzioni preventive per l’imputazione dei pagamenti con effetti pratici molto simili alla capitalizzazione degli interessi e che non contengono alcuna specifica informazione per il cliente e le convenzioni successive che, oltre a non rispettare il termine di 6 mesi dall’esigibilità per la loro stipulazione, non prevedono alcun meccanismo per calmierare l’effetto moltiplicatore dell’anatocismo.
Un altro deciso “no” l’associazione lo oppone alla disciplina delle commissioni e delle spese che non devono anch’esse essere capitalizzate.
Per Alessandro Mostaccio, segretario generale MC, c’è però una priorità: “intervenire affinché tutte le banche restituiscano gli interessi indebitamente pagati dal 2014, e che possono ad oggi essere stimati in circa 4 miliardi di euro”.
Difende la delibera Cicr, invece, Giorgio De Nova, professore ordinario di diritto civile all’Università degli Studi di Milano e giurista di riferimento del mondo bancario italiano, il quale se da un lato ammette che così l’anatocismo è in parte ripristinato, dall’altro è convinto che “la delibera è una modifica indispensabile che può contribuire a porre fine all’indeterminatezza normativa sulla questione della capitalizzazione degli interessi e può favorire l’utilizzo dell’apertura di credito in conto corrente nel nostro paese”.