Ritirata dopo 25 anni la ricerca che assolveva il glifosato (e che ha convinto l’Europa)

GLIFOSATO

La rivista Regulatory Toxicology and Pharmacology ritira dopo 25 anni la review che assolveva il glifosato. Emerse gravi omissioni, coinvolgimento Monsanto e conflitti di interesse che ne minano credibilità e uso nelle decisioni prese dall’Europa

Una delle pubblicazioni scientifiche più citate al mondo per sostenere la presunta sicurezza del glifosato è stata ufficialmente ritirata. Regulatory Toxicology and Pharmacology, la stessa rivista che la pubblicò nel 2000, ha annunciato la ritrattazione della review firmata da Gary M. Williams, Robert Kroes e Ian C. Munro: un documento che per un quarto di secolo è stato utilizzato come argomento d’autorità per difendere l’erbicida più usato al mondo.

La decisione arriva dopo che l’Editor-in-Chief ha constatato gravi problemi di trasparenza, indipendenza scientifica e incompletezza delle evidenze utilizzate. E riaccende un dibattito mai sopito: quanto delle autorizzazioni europee si è basato su un lavoro oggi dichiarato inaffidabile?

Il ruolo centrale di uno studio oggi sconfessato

Robin Mesnage, tossicologo ed esperto internazionale di contaminanti ambientali, oggi Scientific Director alla Buchinger Wilhelmi Clinic e ricercatore al King’s College London, ha ricordato sui social quanto questa review abbia influenzato le valutazioni regolatorie: “Non riesco a contare quante volte mi è stato detto che avevo torto sul glifosato, citando questo articolo come prova di sicurezza. Finalmente, dopo 25 anni, è stato ritirato”.

La review del 2000 era diventata un riferimento per le autorità, anche europee. Veniva citata in dossier, consultazioni pubbliche e documenti tecnici come evidenza della non cancerogenicità del glifosato e della sicurezza del Roundup. Il suo “peso” derivava non solo dalla pubblicazione su una rivista specializzata, ma anche dalla sintesi apparentemente completa di tutti i dati disponibili.

Oggi sappiamo che non era così.

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Gli otto motivi del ritiro: mancano studi, trasparenza e indipendenza

La ritrattazione elenca una serie di criticità che minano alla radice la credibilità scientifica dell’articolo.

1. Studi selezionati in modo incompleto

Gli autori basavano le conclusioni soprattutto su studi inediti forniti da Monsanto e ignoravano diversi studi cronici e di cancerogenicità già disponibili negli anni ’90.

2. Dubbi sull’indipendenza degli autori

Documenti legali americani hanno rivelato corrispondenza interna Monsanto che suggeriva una partecipazione diretta dei suoi dipendenti alla stesura del testo.

3. Contributi non dichiarati

L’azienda avrebbe contribuito alla redazione dell’articolo senza che ciò venisse riconosciuto formalmente.

4. Possibili compensi nascosti

Ulteriori comunicazioni indicano possibili pagamenti agli autori da parte di Monsanto, mai resi pubblici.

5. Conclusioni non attribuibili con certezza

Poiché non è chiaro chi abbia scritto alcune parti decisive, l’integrità delle affermazioni sulla non cancerogenicità risulta compromessa.

6. Distorsioni nel metodo “weight-of-evidence”

L’approccio a “peso delle evidenze” veniva presentato come rigoroso, ma l’esclusione di studi contrari e il coinvolgimento dell’azienda possono aver orientato l’interpretazione.

7. Impatto storico sulle valutazioni regolatorie

Proprio per la grande influenza dell’articolo sulle decisioni istituzionali, era necessario chiarirne i limiti.

8. Mancanza di risposta da parte dell’autore superstite

Gary M. Williams non ha fornito alcuna spiegazione alle domande poste dall’Editor-in-Chief.

Un colpo per la narrativa “il glifosato è sicuro”

Il ritiro non chiude il dibattito scientifico sulla cancerogenicità del glifosato, come precisa la rivista. Ma toglie autorevolezza a uno degli argomenti principali utilizzati per decenni per sostenere l’innocuità dell’erbicida.

Non è irrilevante ricordare che l’Unione europea, nel rinnovare l’autorizzazione del glifosato nel 2017 e poi di nuovo nel 2023, si è basata su una mole di studi tra cui figuravano anche lavori che richiamavano questo articolo ora dichiarato inaffidabile. Un nodo che inevitabilmente torna a pesare, soprattutto sul fronte trasparenza: quali studi influenzano le decisioni e chi li ha realmente scritti?

La partita sulla fiducia 

Il caso riapre la questione del ruolo dell’industria nella produzione delle evidenze scientifiche utilizzate dai regolatori. La ritrattazione mostra che una revisione presentata come indipendente può aver avuto contributi aziendali non dichiarati, omissioni e conflitti di interesse. E, va detto, fa onore alla rivista che ha avuto il coraggio di ammettere anche se solo dopo un quarto di secolo la fragilità dello studio.

In gioco non c’è solo il glifosato. Ma la fiducia nel sistema che dovrebbe valutare i rischi per la salute.