L’inchiesta di K-Tipp: Primitivo “di Manduria” da una cantina pugliese… che non esiste

PRIMITIVO DI MANDURIA

L’inchiesta rivela come vini presentati come tipici, dal Primitivo di Manduria ai Bordeaux, vengano importati in Svizzera in cisterna e imbottigliati localmente, con etichette poco trasparenti che possono confondere i consumatori su origine e autenticità

Nobile nell’aspetto, esclusivo nel nome, ma con ben altra realtà: il Primitivo di Manduria 1488 DOP Fratelli Leporetti, venduto nelle filiali Landi in Svizzera, non proviene da alcuna cantina pugliese con quel nome. Perché in Puglia una cantina dei “Fratelli Leporetti” semplicemente non esiste.

A scoprirlo è stato il mensile dei consumatori svizzeri K-Tipp, che ha anche sondato la percezione dei visitatori della fiera Expovina di Zurigo. Nove intervistati su dieci erano convinti che quel vino fosse prodotto, imbottigliato e certificato in una vera azienda di Manduria. Un’aspettativa alimentata da un’etichetta studiata per richiamare un’origine precisa, rassicurante. Ma falsa.

Un nome di fantasia e un viaggio in cisterna

La stessa Landi ha ammesso ai nostri colleghi elvetici che il nome “Fratelli Leporetti” è inventato. Il vino viene importato in Svizzera in grandi cisterne dalla Rutishauser-Divino, società del gruppo Fenaco. L’imbottigliamento non avviene in Puglia, ma a Münchenbuchsee, nel Canton Berna. Prezzo di vendita: 13.50 franchi a bottiglia (poco meno di 15 euro).

Il caso non è isolato. Il portale Vivino commercializza otto etichette diverse sotto lo stesso nome “Fratelli Leporetti”, provenienti da cantine e regioni differenti. Un marchio “ombrello” più che un’indicazione geografica affidabile, osservano da K-Tipp.

Coop e Denner: i giganti che imbottigliano lontano dalle denominazioni

L’indagine di K-Tipp mostra che non è solo Landi a comportarsi così. Anche Coop e Denner, i due principali importatori svizzeri, trasportano enormi quantità di vino dall’estero in forma sfusa, per poi imbottigliarlo in Svizzera.

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Capita perfino con vini provenienti da zone prestigiose e costose. Lo Château Moulin de Noaillac, dal Médoc, arriva sugli scaffali Coop con le diciture “Grand vin de Bordeaux” e “Appellation Médoc protégée”. Tuttavia l’imbottigliamento avviene a Pratteln (nel cantone di Basilea). Stesso destino per lo Château de Caraguilhes Prestige AOP dalla regione del Languedoc.

Ogni anno in Svizzera entrano oltre 150 milioni di litri di vino, un terzo dei quali in cisterna. E spesso non è affatto immediato capirlo .

Etichette poco chiare e norme permissive

Le indicazioni in etichetta, infatti, non aiutano il consumatore. Per legge basta riportare il nome e l’indirizzo di una delle figure della filiera: produttore, imbottigliatore, importatore, cantina o commerciante. Dove il vino sia realmente imbottigliato non è obbligatorio indicarlo.

Coop specifica in etichetta quando un vino è imbottigliato “alla fonte”. Quando questa nota manca, significa che è arrivato in cisterna. Landi usa una formula poco trasparente (“Selectionné par Rutishauser-Divino SA”). Denner non indica mai il luogo di imbottigliamento e sostiene che il nome del produttore sia informazione più rilevante.

Il commerciante Nicola Mattana, dell’azienda Buonvini, spiega con chiarezza al giornale dei consumatori svizzeri: “Solo quando il vino è imbottigliato e sigillato nel luogo d’origine si può essere certi della sua provenienza”.

Il risparmio dietro le cisterne: 1–2 euro al litro

Il motivo del ricorso massiccio alle cisterne è economico. I dazi d’importazione sul vino imbottigliato sono molto più elevati rispetto al vino sfuso. Per una bottiglia da 0,75 l si pagano 67–85 centesimi, mentre per la stessa quantità importata in cisterna 25–34 centesimi.

Il prezzo d’acquisto del vino sfuso, secondo la statistica doganale, è spesso di 1–2 franchi al litro, mentre sugli scaffali viene venduto tra 4 e 15 franchi. Per confronto: il vino già imbottigliato costa ai rivenditori in media 6 franchi al litro per il bianco e 10 per il rosso.

Origine garantita? Non sempre

Denominazioni come DOC, DOP o AOC definiscono vitigni, provenienza e parametri di produzione, ma non impongono l’imbottigliamento in loco. E l’imbottigliamento nel Paese d’origine non implica a sua volta che si tratti di un produttore artigianale, visto che le grandi cantine industriali sono capaci di lavorare milioni di litri.