Foglie di vite ripiene… di pesticidi

FOGLIE DI VITE

Le analisi appena pubblicate in Germania mostrano che l’81% delle foglie di vite importate supera i limiti di pesticidi. Rilevate 64 sostanze diverse. La maggior parte delle irregolarità su quelle turche

Le foglie di vite, ingrediente simbolo della cucina mediterranea e mediorientale, stanno conquistando sempre più spazio anche nei supermercati italiani. Ripiene, conservate in salamoia o fresche per il fai-da-te casalingo: l’offerta aumenta, ma i risultati delle analisi ufficiali sollevano un altro tipo di “ripieno”, ben meno appetibile.

Secondo il nuovo rapporto del CVUA Stoccarda, pubblicato a novembre 2025, la situazione dei residui di pesticidi rimane critica. Su 16 campioni analizzati, quasi tutti di provenienza turca, l’81% non rispetta i limiti europei.

Un prodotto che arriva da una coltura tra le più trattate

Le foglie di vite non vengono coltivate appositamente per l’alimentazione: sono un sottoprodotto della viticoltura, settore in cui l’uso di fungicidi e insetticidi è intensivo. E i residui finiscono anche nelle foglie, spesso a livelli incompatibili con le norme Ue.

Le importazioni da Turchia ed Egitto sono già classificate come “ad alto rischio”, tanto da richiedere controlli obbligatori su un lotto su due alle frontiere europee. Nonostante ciò, la maggioranza dei prodotti che arriva sul mercato presenta problemi evidenti.

I paesi di origine e il quadro dei controlli

La mappa delle importazioni è dominata dalla Turchia, da cui provengono i campioni più problematici.

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In totale sono state identificate 64 diverse sostanze tra pesticidi e contaminanti. Un numero che conferma la complessità della miscela chimica che accompagna questo alimento.

Il CVUA ha rilevato soprattutto fungicidi, mentre tra gli insetticidi spicca la lambda-cialotrina.

La Turchia resta il punto critico

Se si mettono a confronto i superamenti dei limiti massimi consentiti (LMR) in base all’origine della merce la Turchia totalizza da sola 53 violazioni, contro le 18 degli altri paesi.

Il dato è in crescita rispetto al 2020, quando il tasso di irregolarità era del 71%. Oggi è dell’81%, nonostante l’aumento dei controlli e le certificazioni obbligatorie richieste ai paesi esportatori.

Il quadro finale

L’indagine 2025 del CVUA mostra che la situazione dei residui nelle foglie di vite non registra alcun miglioramento. La presenza di molteplici principi attivi, spesso in concentrazioni superiori ai limiti, conferma che questo prodotto resta uno dei più problematici tra quelli derivati dalla filiera ortofrutticola.

Il controllo rigoroso delle importazioni e un monitoraggio più severo nei Paesi d’origine restano elementi fondamentali per proteggere la sicurezza alimentare ma come è evidente da queste analisi non basta. Nel frattempo, il mercato continua a offrire foglie di vite che, secondo i risultati ufficiali, non sarebbero dovute arrivare sugli scaffali.