I sindaci di 22 comuni campani sono stati diffidati per la mancata applicazione della legge regionale che disciplina il Censimento delle aree pubbliche e private soggette a sversamento abusivo e combustione di rifiuti.
Non è più tema da prima pagina, ma la Campania continua ad essere terra martoriata da roghi tossici, smaltimento illegale di rifiuti e siti di stoccaggio che, utilizzati nelle fasi acute dell’emergenza, versano oggi in stato di abbandono. Così la Terra dei fuochi continua a bruciare: 90 comuni distribuiti su un’area di 1.474 chilometri quadrati, tra le province di Napoli e Caserta.
Il rapporto Iss: “Eccessi di bambini ricoverati”
Nel 2016, l’Istituto superiore di sanità, nel rapporto su “Mortalità, ospedalizzazione e incidenza tumorale nei Comuni della Terra dei Fuochi in Campania”, aveva certificato, rispetto alla media nazionale: “Una serie di eccessi della mortalità, dell’incidenza tumorale e dell’ospedalizzazione per diverse patologie, che ammettono fra i loro fattori di rischio accertati o sospetti l’esposizione a inquinanti emessi o rilasciati da siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi e di combustione incontrollata di rifiuti sia pericolosi, sia solidi urbani”. E ancora: “Eccessi di bambini ricoverati per tutti i tumori in entrambe le province di Napoli e Caserta, ed eccesso di incidenza e di ricoverati per tumori del sistema nervoso centrale rispettivamente per la Provincia di Napoli e di Caserta”. In eccesso anche le leucemie nei bambini ricoverati nella provincia di Caserta.
Il censimento “mancato”
A fronte di questa situazione, la legge regionale 20/2013 prevede che i comuni della Campania istituiscano il registro delle aree interessate da smaltimento illegale e dai roghi di rifiuti e censiscano le aree pubbliche e private temporaneamente autorizzate per la gestione dei rifiuti solidi urbani o assimilati nell’ambito dell’emergenza rifiuti nella Regione Campania. Al censimento delle aree, dovrebbe poi seguire l’attivazione da parte dell’amministrazione regionale di un programma di interventi per lo svuotamento dei siti censiti, l’aggiornamento degli elenchi contenuti nel Piano regionale di bonifica, l’attivazione di siti di stoccaggio, debitamente autorizzati, dei rifiuti contenenti amianto da depositare in ambienti chiusi e protetti.
Una legge che rimane però inapplicata. Per questo i cittadini, riuniti nella Rete Cittadinanza e Comunità e Rete Stop Biocidio, che da anni chiedono interventi incisivi per contrastare quello che si configura ormai come un vero e proprio bombardamento chimico, hanno diffidato i sindaci dei Comuni di Acerra, Afragola, Caivano, Cardito, Carinaro, Casalnuovo, Casoria, Crispano, Ercolano, Frattamaggiore, Gricignano, Marcianise, Mariglianella, Marigliano, Mondragone, Nola, Orta di Atella, San Giorgio a Cremano, Sant’Anastasia, Saviano, Teverola e Trentola Ducenta.
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La diffida ai sindaci
Nella nota dei comitati si legge: “Le lotte ambientali in Terra dei Fuochi non hanno prodotto solo manifestazioni e proteste. Hanno sviluppato consapevolezza nei cittadini e hanno indotto le istituzioni a legiferare in materia. Tuttavia, le leggi regionali di cui siamo stati dotati in nessun modo possono essere considerate sufficienti a risolvere il problema della prevenzione dei roghi tossici e della messa in sicurezza delle aree incendiate. Applicarle, però, sarebbe stata almeno una dimostrazione di buona volontà da parte delle istituzioni nel far fronte a una piaga che da troppi anni affligge la Campania”.