Creme solari, trucchi e profumi: verso lo stop all’uso dell’octocrylene

La proposta è dell’Anses che chiede all’Echa, Agenzia europea delle sostanze chimiche, di ridurre i limiti di concentrazione della sostanza ad un livello talmente basso che non potrebbe più essere usata nei cosmetici. I danni sono soprattutto per l’ambiente

Non solo creme solari. I prodotti che contengono l’octocrylene sono diversi: dalle creme da giorno a fondotinta e profumi. La sostanza è ampiamente utilizzata nei cosmetici per le sue proprietà di filtro UV, foto-stabilizzante, che assorbe i raggi ultravioletti. Ma è sotto accusa per i gravi effetti sull’ambiente. Tanto che l’Anses, l’Agenzia nazionale francese per la sicurezza sanitaria, ha presentato all’Echa, l’Agenzia europea delle sostanze chimiche, una proposta di restrizione dei limiti di concentrazione consentiti nell’ambito del regolamento Reach. Una misura che, nei fatti, porterebbe a un’uscita dal mercato dei cosmetici contenenti octocrylene.

Una sostanza onnipresente, che finisce nei mari

Ogni anno in Europa vengono utilizzate oltre 1.500 tonnellate di octocrylene nei cosmetici. Proprio questa ubiquità la rende particolarmente critica sul piano ambientale.
Secondo le valutazioni dell’Anses, l’octocrylene contamina acque e suoli, mettendo a rischio la riproduzione e la crescita delle specie acquatiche e compromettendo organismi che vivono nei sedimenti o nel terreno.

Le principali fonti di contaminazione sono due:

  • l’uso quotidiano di cosmetici che, una volta lavati via, finiscono nelle acque reflue e nei fanghi di depurazione;
  • il contatto diretto con mari, laghi e fiumi durante le balneazioni, con conseguente rilascio nelle acque costiere.

Verso una restrizione radicale

La proposta francese prevede una riduzione così drastica della concentrazione massima consentita da rendere inefficace l’octocrylene nelle sue funzioni tecniche. In altre parole, la sostanza diventerebbe inutilizzabile nei cosmetici.

L’Anses ha valutato anche l’impatto economico della misura: la riformulazione dei prodotti comporterebbe un aumento dei costi di produzione, soprattutto per i solari, ma i sovraccosti sono definiti moderati e sostenibili dalle aziende.

sponsor

Per contro, i benefici ambientali sarebbero enormi. Un’indagine condotta su 7.200 consumatori in sei paesi europei, in collaborazione con Ipsos e la London School of Economics, ha rivelato che le famiglie sarebbero disposte a pagare di più per avere cosmetici privi di octocrylene, a vantaggio della salute degli ecosistemi marini e delle acque dolci.

Verso un’Europa “plastic free” anche nei cosmetici

La proposta dell’Anses è in consultazione pubblica sul sito dell’Echa fino al 24 marzo 2026. Tutti i soggetti interessati – cittadini, scienziati, associazioni e imprese – possono inviare osservazioni e dati scientifici. Successivamente, i comitati europei di valutazione dei rischi e di analisi socio-economica si pronunceranno entro settembre 2026. Sulla base dei loro pareri, la Commissione europea potrà approvare la restrizione definitiva.
Se la misura verrà adottata, segnerà un passo cruciale nella lotta contro l’inquinamento chimico dei cosmetici, sulla scia delle restrizioni già avviate su altre sostanze dannose per gli ecosistemi marini.

Quali prodotti scegliere

Per i consumatori, significherà avere a disposizione prodotti formulati con filtri solari e stabilizzanti alternativi, più rispettosi dell’ambiente.
Per capire se un prodotto contiene octocrylene, basta leggere la lista degli ingredienti (INCI) riportata sulla confezione. In alcuni prodotti, soprattutto solari, in etichetta è scritto “reef safe” o “ocean friendly” a segnalare l’assenza di filtri dannosi per mari e coralli. Esistono già filtri solari e stabilizzanti più rispettosi dell’ambiente, che diversi produttori stanno già utilizzando. Si può optare per i filtri fisici/minerali come ossido di zinco e biossido di titanio, che restano in superficie e hanno un impatto ambientale minore.