Uova dall’Ucraina con antibiotici vietati in Ue: scoppia lo scandalo in Francia

Lo scandalo, confermato dal governo francese, coinvolge le catene Carrefour ed E. Leclerc che, nelle scorse settimane, hanno commercializzato centinaia di migliaia di uova ucraine contenenti residui di antibiotici vietati in Europa da 15 anni

In Francia scoppia il caso delle uova ucraine contenenti residui di antibiotici vietati in Europa. Il governo francese ha confermato gli allarmi lanciati nelle settimane scorse dall’industria, secondo cui nei supermercati in Francia sono state vendute uova ucraine contenenti residui di antibiotici vietati nell’Unione europea. Lo scandalo coinvolge nello specifico le catene francesi Carrefour ed E. Leclerc che, come denuncia in una nota ufficiale il Comitato nazionale per la promozione delle uova (Cnpo), hanno commercializzato centinaia di migliaia di uova provenienti da galline allevate in gabbia e confezionate in Ucraina.
“Nell’agosto 2025, a livello sia europeo sia francese, sono state segnalate diverse allerte riguardanti uova importate dall’Ucraina e contenenti residui di antibiotici vietati nell’Unione europea da oltre 15 anni” denuncia il Cnpo, che rappresenta allevatori, trasformatori e distributori. “Queste importazioni comportano gravi rischi sanitari per i consumatori, mentre i professionisti francesi applicano da tempo regole tra le più rigorose al mondo” scrive il Comitato sollecitando le autorità pubbliche a “rafforzare immediatamente i controlli di conformità sanitaria” su tali prodotti.
Il Cnpo denuncia, inoltre, un problema di concorrenza sleale, sostenendo che le uova ucraine “non rispettano gli stessi standard sanitari” né “le pratiche di benessere animale” applicate in Francia. Per questo puntano il dito contro l’atteggiamento ambiguo di alcune catene distributive che, “pur avendo preso l’impegno di non commercializzare più uova da galline allevate in gabbia e di aver imposto agli allevatori francesi un ultimatum per una rapidissima transizione verso sistemi alternativi, queste stesse insegne vendono in Francia uova ucraine prodotte in gabbia, non conformi nemmeno agli standard minimi europei. Una vera e propria concorrenza sleale per i professionisti francesi”.

Inoltre, queste uova ucraine non rispettano neppure l’impegno collettivo a commercializzare solo uova provenienti da allevamenti che praticano l’ovosexaggio, volto a evitare l’eliminazione di milioni di pulcini maschi.

La Francia chiede un’agenzia di controllo europea

La ministra dell’Agricoltura francese Annie Genevard ha confermato le segnalazioni, dichiarando ai giornalisti che “i controlli europei di quest’estate hanno rivelato la presenza di antibiotici vietati in Europa nelle uova provenienti dall’Ucraina”. Genevard ha anche criticato i supermercati per non aver dato priorità alla “produzione francese rispetto alle importazioni di alimenti che non rispettano i nostri standard”, aggiungendo che ciò “pone un problema etico”.
La ministra ha chiesto la creazione di un’“agenzia di controllo europea” per rafforzare i controlli e garantire la conformità, chiedendo inoltre che “per qualsiasi pratica vietata in Europa, il limite massimo di residui sia fissato a zero su tutti i prodotti importati”.

Secondo la Gdo si tratta di un “caso isolato”. E in Italia?

Leclerc ha ammesso l’irregolarità, ma ha assicurato che si tratta di un episodio isolato, “un’iniziativa infelice presa da un punto vendita, che in alcun modo riflette la politica di acquisti dell’insegna”. Il gruppo afferma di aver già adottato misure correttive, chiedendo di ritirare immediatamente i lotti dalla vendita”.
Altri supermercati hanno preso le distanze: Lidl ha precisato che in caso di carenze può approvvigionarsi da altri Paesi Ue, “ma non dall’Ucraina”.

E in Italia qual è la situazione? La domanda che ci poniamo è: se, da un lato, i supermercati vendono esclusivamente uova italiane, chi ci assicura che l’industria non utilizzi uova importate dall’Ucraina?

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