San Benedetto ritira il claim “CO₂ Impatto Zero” dopo l’intervento dell’Antitrust

SAN BENEDETTO

San Benedetto ha rimosso il claim “CO₂ Impatto Zero” dalle bottiglie Ecogreen dopo l’intervento Antitrust. L’Autorità ha segnalato rischi di greenwashing: i messaggi ambientali non erano supportati da prove verificabili, ingannando i consumatori

Da metà luglio San Benedetto S.p.A. ha deciso di modificare etichette, confezioni e materiali promozionali della linea di acqua minerale Ecogreen, eliminando la dicitura “CO₂ Impatto Zero”. La scelta arriva dopo l’intervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm), che aveva avviato una moral suasion ravvisando possibili profili di scorrettezza nei messaggi ambientali diffusi dall’azienda.

Claim ingannevole

Il marchio “CO₂ Impatto Zero” compariva sulle etichette, sul sito ufficiale e in alcuni spot televisivi. Secondo la comunicazione, la produzione delle bottiglie Ecogreen non avrebbe generato emissioni climalteranti, o addirittura avrebbe avuto effetti positivi per l’ambiente. Già nel nostro test sulle acque minerali nel numero del Salvagente dell’agosto 2024, avevamo scritto a riguardo: “San Benedetto, nonostante scriva “Ecogreen” in etichetta, si limita a compensare al 100% la CO2 acquistando crediti per finanziare progetti green”.

Tornando al presente, l’Antitrust ha ritenuto le affermazioni in etichetta fuorvianti e prive di basi scientifiche verificabili. Dichiarare un impatto ambientale nullo, senza prove solide, poteva indurre i consumatori a scegliere il prodotto sulla base di un vantaggio inesistente o esagerato, configurando un potenziale caso di greenwashing.

Le modifiche

A seguito del richiamo dell’Autorità, San Benedetto ha eliminato da tutti i canali il claim “CO₂ Impatto Zero” e alcuni elementi grafici che richiamavano direttamente natura e sostenibilità. Al loro posto, l’azienda ha inserito sulle nuove etichette un QR code che rimanda a una sezione del sito ufficiale dedicata alla sostenibilità. Qui vengono illustrate le azioni effettivamente intraprese per ridurre l’impatto ambientale, come l’uso di plastica riciclata o iniziative di efficientamento energetico.

Niente inganni

L’Agcm ricorda che le dichiarazioni ambientali devono essere chiare, circostanziate e verificabili. Espressioni generiche o assolute, come “impatto zero” o “100% sostenibile”, se non suffragate da dati, rischiano di trarre in inganno i consumatori e di compromettere la fiducia verso le aziende realmente impegnate nella transizione ecologica.La mancanza di regole a livello europeo in questo settore non aiuta di certo.

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E non sembra destinata a mutare: sono dello scorso giugno le notizie dello stop della direttiva che avrebbe dovuto regolare il settore e imporre regole precise a chi intende sfruttare dichiarazioni verdi per i propri prodotti.

La direttiva contro le false dichiarazioni ambientali prevedeva, come già avviene per i claims salutistici, un controllo preventivo da parte delle istituzioni sul contenuto riportato sulle confezioni e l’obbligo da parte del produttore di fornire le prove che testimonino la fondatezza dell’affermazione.Ma molti paesi, tra i quali l’Italia, hanno fatto tramontare qualunque ipotesi di una legge in materia.