E’ un duello di sostenibilità quello tra Fairphone e Apple che si classificano in cima alla lista, la Guide to Greener Electronics, con cui Greenpeace premia le aziende tecnologiche più green. Se la piccola azienda olandese è a tutti gli effetti quella che si aggiudica il primato, Apple segue a strettissimo giro e per la quantità di prodotti che ogni anno mette in vendita può essere considerata la vincitrice a tutti gli effetti. Per accontentare tutti, potremmo dire che Fairphone è un modello di qualità che tutte le aziende dovrebbero raggiungere. Nell’edizione 2017 a brillare è l’azienda di Cupertino che fa meglio di tutti su praticamente tutti i fronti, ma registra una bocciatura secca per quanto riguarda la riparabilità dei propri dispositivi oltre che per l’opposizione in Usa alle proposte di legge sul diritto di riparabilità. (continua dopo immagine)
Il report Greenpeace si concentra su tre campi principali: la riduzione dei gas serra tramite l’impiego di energie rinnovabili, la riduzione del consumo di risorse con design sostenibili e l’uso di materiali riciclati, infine, l’eliminazione di materiali pericolosi dai prodotti e dalla produzione. Apple è promossa a pieni voi per il suo impegno nelle energie rinnovabili: è stata tra le prime a porsi come obiettivo il funzionamento al 100% da rinnovabili, traguardo che è già stato raggiunto. Non solo: Greenpeace loda Cupertino per le sue iniziative che mirano a convertire tutti i suoi fornitori principali a fonti di energia rinnovabili, così come per l’impegno di Apple nel sostenere questa causa anche a livello governativo e planetario. L’unica nota dolente che non ha consentito ad Apple di classificarsi prima, ha a che fare con la riparabilità dei suoi pezzi. (continua dopo l’immagine)
Dopo un nutrito gruppo di aziende classificate un po’ nel mezzo, senza infamia e senza lode, sulla coda troviamo degli insoliti sospetti. Realtà ad oggi importantissime nel settore come Amazon, Samsung o la arrembante Huawei sono state valutate negativamente sotto diversi aspetti. Secondo Greenpeace Amazon è una delle aziende meno trasparenti per quanto riguarda le politiche energetiche e non offre nessuna informazione sull’impegno dell’eliminazione di sostanze nocive dai suoi prodotti. La colpa di Samsung invece ricade principalmente in una mancata pianificazione a favore delle energie rinnovabili, con un consumo di 16.000 GWh di energia nel 2016, di cui solo l’1% derivante da fonti green.
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