
La transizione ecologica dell’agricoltura europea, prevista dal Green deal, è stata azzoppata grazie alla pressione dei giganti dell’agrobusiness. È quanto emerge dal nuovo report intitolato “La transizione tradita – Come l’agroindustria ha fermato il Green Deal in agricoltura”, pubblicato dall’associazione ambientalista Terra!
La transizione ecologica dell’agricoltura europea, prevista dal Green deal, è stata azzoppata grazie alla pressione dei giganti dell’agrobusiness. È quanto emerge dal nuovo report intitolato “La transizione tradita – Come l’agroindustria ha fermato il Green Deal in agricoltura”, pubblicato dall’associazione ambientalista Terra!
Un conflitto alimentato ad arte tra ambiente e sovranità alimentare
Secondo il rapporto, “tra guerra, crisi internazionali, intense pressioni delle lobby agroindustriali e dilaganti proteste del settore agricolo, l’Unione Europea e stati membri come l’Italia” hanno “progressivamente fatto marcia indietro rispetto agli ambiziosi obiettivi iniziali del 2019, anno di approvazione del Green Deal”. Le deroghe concesse dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, la sospensione di fondamentali obiettivi ambientali e l’indebolimento di concetti chiave come “sostenibilità” e “biodiversità” nei documenti ufficiali, sono solo alcuni degli indicatori di questa inversione di rotta. Secondo il report, “il conflitto tra i sostenitori delle misure ambientali come elemento necessario per costruire modelli alimentari in grado di sopravvivere sul lungo periodo e chi considera la transizione ecologica solo un fardello da eliminare” è uno scontro costruito ad arte per affossare il Green Deal, in nome di un’autosufficienza alimentare, “che in realtà nasconde gli interessi – privati – delle forze produttiviste europee: produrre di più, ad ogni costo”. Un approccio ravvisabile anche nelle semplificazioni della Politica Agricola Comune, proposte a maggio: ulteriori riduzioni delle misure ambientali; eliminazione dell’obbligo di allineare i Piani Strategici nazionali della Pac alle norme europee su clima e ambiente.
“Serve una nuova alleanza tra agricoltura e ambiente”
“Le pressioni dell’agroindustria stanno portando a compromessi che rallentano drasticamente la necessaria transizione – dichiara Federica Ferrario, responsabile campagne di Terra!- Ne è un esempio l’esclusione delle emissioni degli allevamenti bovini dalla direttiva sulle emissioni industriali; il ritiro della proposta di direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi e il taglio del 50% dei pesticidi entro il 2030; o il posticipo a data da destinarsi di un regolamento quadro per sistemi alimentari sostenibili. Tutto ciò mentre gli effetti dei cambiamenti climatici diventano sempre più evidenti. Oggi serve una nuova alleanza tra agricoltura e ambiente, perché lo scontro tra queste due parti non esiste, è stato costruito ad arte solo per smantellare le misure verdi”.
Che fine hanno fatto i cereali bloccati nei silos ucraini e l’impatto sul settore agricolo europeo
Il rapporto ripercorre gli episodi ritenuti simbolici di questa operazione di smantellamento delle misure green, partendo dalla guerra in Ucraina nel 2022. “Lo spettro della carestia, che dopo molti anni ripiombava in Europa, è stato agitato in modo artificioso in particolare dalle lobby dell’agroindustria, che lo hanno usato come leva per allentare le normative ambientali e per iniziare una sorta di rivoluzione culturale anti ambiente” scrivono gli autori del report. “Dopo l’invasione ucraina, circa 25 milioni di tonnellate di cereali sono rimaste temporaneamente bloccate nei porti ucraini, in quello che da tempo viene definito “il granaio d’Europa”. Ucraina e Russia sono infatti grandi esportatori di cereali e oli vegetali e coprono circa il 30% del commercio globale di grano tenero, il 17% di mais, e oltre il 50% di olio di girasole”. Un blocco di 25 milioni di tonnellate che rappresenta una goccia nel mare rispetto ai flussi globali di cereali. “Come può un Pianeta che produce circa 2.800 milioni di tonnellate di cereali l’anno andare in crisi per un ammanco dello 0,9%? Un blocco che però ha convinto molti di un fatto: per sventare eventuali crisi future, bisogna aumentare l’autosufficienza produttiva europea” scrive Terra!.
Il grano è finito negli allevamenti dei paesi ricchi
Terra! si è messa sulle tracce delle traiettorie delle navi che hanno distribuito il grano in questione, dopo la firma dell’accordo del Mar Nero, in Turchia. Dopo questo accordo, infatti, i cereali non sono finiti a quei paesi tanto dipendenti dall’Ucraina e dalla Russia per le forniture di frumento a scopo alimentare, ma sono andati principalmente nei Paesi ad alto reddito, in particolare Cina, Spagna, Turchia e Italia, non per sfamare persone, ma alimentare il modello zootecnico in gran parte intensivo.
Le deroghe come fumo negli occhi
Secondo Terra! in nome degli interessi di pochi, in Ue si è iniziato a smontare il Green deal, approvando diverse deroghe agli impegni ambientali della PAC 2023-2027, fra queste: la rotazione delle colture e l’obbligo di mantenere il 4% dei terreni a riposo. Ma a cosa sono servite queste deroghe? La risposta sta nei dati raccolti ed elaborati da Terra!: le deroghe, in particolare quella sui terreni a riposo, ha interessato solo una piccola parte della superficie agricola nazionale, 75mila ettari su un totale di oltre 12 milioni. Una deroga che non ha portato a variazioni sostanziali sulla disponibilità di cibo, ma che è diventata strumento di un’operazione culturale, politica ed economica molto rischiosa: abbandonare gli obiettivi ambientali proprio mentre la crisi climatica mostra il volto più feroce: siccità, erosione, perdita di fertilità dei suoli, crollo della biodiversità.
Il report sarà presentato a Roma, presso Industrie Fluviali, il 28 giugno alle ore 15:30 nell’ambito dell’assemblea Terra Comune









