Il maxi studio: mangiare spesso carne rossa lavorata accelera il rischio demenza

Secondo un nuovo maxi studio curato da Harvard, un consumo eccessivo di carne rossa lavorata è associato alla demenza, rischio che accelera con un consumo quotidiano. Al contrario, frutta secca, legumi e pesce lo riducono

Secondo un nuovo maxi studio, un consumo eccessivo di carne rossa lavorata, come wurstel, hamburger e insaccati, è associato alla demenza, rischio che accelera con un consumo quotidiano. Al contrario, frutta secca, pesce e legumi lo riducono.

Lo studio

Nello specifico, lo studio pubblicato sulla rivista Neurology, curato il dottor Daniel Wang, professore associato di medicina presso il Brigham and Women’s Hospital e la Harvard Medical School, ha coinvolto oltre 133mila persone, con un’età media di 49 anni, di cui circa 11mila hanno ricevuto una diagnosi di demenza fino a 43 anni dopo. Lo studio ha analizzato i dati di due grandi ricerche: il Nurses’ Health Study e l’Health Professionals Follow-Up Study. Ogni due o quattro anni, i partecipanti compilavano dettagliati questionari alimentari in cui dichiaravano il consumo di oltre 150 alimenti. I ricercatori hanno inoltre raccolto dati sulle diagnosi di demenza e sottoposto i partecipanti a brevi domande sulla memoria.

Il 14% di rischio in più

Lo studio rileva che le persone che consumano più carne rossa lavorata presentano un rischio maggiore del 14% di sviluppare demenza in oltre quattro decenni rispetto a chi ne consuma quantità minime. Gli scienziati hanno osservato un aumento del rischio per tutte queste condizioni già con qualsiasi consumo di carne rossa lavorata, e il rischio aumentava proporzionalmente alla quantità consumata. Il rischio del 14% in più di demenza rappresentava il limite massimo osservato.

Le quantità interessate

Non serviva un consumo eccessivo per raggiungere tale limite. Questo rischio maggiore era associato a chi consumava almeno un quarto di una porzione di 85 grammi di carne lavorata al giorno – equivalente a due fette di bacon, una fetta e mezza di mortadella o un hot dog – rispetto a chi consumava meno di un decimo di una porzione (meno di una fetta di bacon) al giorno.

Perché danneggia il cervello? Le ipotesi

Secondo gli autori dello studio, la carne lavorata potrebbe avere questi effetti a causa dell’elevato contenuto di grassi saturi e sodio, che possono aumentare il rischio di diabete e malattie cardiache, in parte aumentando la pressione sanguigna, con conseguenti danni al cervello. Un’altra ipotesi riguarda alcuni composti prodotti dall’organismo quando metabolizza la carne rossa lavorata, che possono aumentare il rischio di demenza. In laboratorio, per esempio, alcuni di questi composti favoriscono l’aggregazione della proteina beta-amiloide, un tratto distintivo della malattia di Alzheimer. Infine, i nitriti presenti nella carne rossa lavorata potrebbero danneggiare il Dna, compromettendo le cellule cerebrali.

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Se la sostituiamo con legumi e frutta secca, il trend si inverte

Lo studio ha inoltre stimato gli effetti della sostituzione della carne rossa lavorata con altri alimenti. Sostituire una porzione giornaliera di carne lavorata con noci o legumi è stato associato a una riduzione del 19% del rischio di demenza nel periodo di studio; sostituirla con pesce è stato collegato a una riduzione del 28%, mentre consumare pollo al posto della carne rossa ha contribuito a una riduzione del 16% del rischio.

Carne rossa non lavorata e memoria

I dati, scrive il Time che riporta la notizia, hanno anche permesso di confrontare chi consumava più carne rossa non lavorata con chi ne consumava meno. Sebbene chi consumava più carne rossa non lavorata presentasse un rischio leggermente più alto di demenza rispetto a chi ne consumava quantità minime, questa associazione non era statisticamente significativa. Tuttavia, in una scala che misurava la percezione soggettiva dei problemi cognitivi, chi consumava carne rossa non lavorata aveva un rischio maggiore del 16% di avere problemi di memoria rispetto a chi ne consumava meno. Questa valutazione includeva domande come: “Hai avuto più difficoltà a ricordare i nomi di amici stretti nell’ultimo anno rispetto all’anno precedente?” o “Hai avuto problemi a ritrovare la strada di casa nell’ultimo anno?”